Trasporto dei diversamente abili, scoppia il caos nell’Ati che gestisce il servizio

Le ditte Nicolì, Sancesario, Afrune e Antonazzo scrivono alla Direzione Sanitari. “La capofila Tundo non ci paga da due anni”.

La storia parte da lontano e comincia nel 2011, quando l’Associazione Temporanea di imprese avente la Tundo srl come capofila e le ditte di trasporto Nicolì, Sancesario, Afrune e Antonazzo vincono con la Asl l’appalto per la fornitura del servizio di trasporto di soggetti diversamente abili.

Una flotta di 29 mezzi di cui 23 gestiti dalla società dell’ex Presidente del Lecce Calcio e sei dalle altre aziende. Gli accordi erano chiari: la Asl avrebbe pagato la ditta mandataria e questa avrebbe distribuito gli introiti in quota parte.

Qualcosa, però, a detta delle ditte afferenti ad Andrea Nicolì, Roberto Sancesario, Silvio Rosario Afrune e Cosimo Antonazzo, è andata storta.

Così si spiega la lettera inviata alle redazioni dallo Studio Legale Santoro che segue le aziende mandanti dell’Ati “Tra.D.A” insieme allo studio della collega Marta Maria D’Ostuni.

“Queste quattro aziende e le loro rispettive famiglie, vivono degli introiti di quell’appalto, ma vivono male, sottoposte come sono al capriccio e alla prepotenza della mandataria (Tundo ndr)”.

Forte l’accusa nei confronti della capofila che gestisce il trasporto dei disabili per la Asl di Lecce, da sempre considerata un colosso nel settore non solo nella provincia di Lecce.

Sarebbero quasi due anni che la capogruppo non provvede alla ripartizione pro-quota del corrispettivo di appalto regolarmente incassato da “Via Miglietta”, scrivono.

Ma c’è di più! La ditta Tundo avrebbe fatto mediamente una cresta del 20% su ciò che avrebbe dovuto versare e, per concludere, avrebbe effettuato la cessione a terzi del proprio credito nei confronti dell’Azienda Sanitaria Locale. In quel credito, tuttavia, ci sarebbero anche le spettanze delle ditte mandanti che così continuano a non vedersi bonificato alcun importo.

La richiesta alla Direzione Sanitaria è ben precisa, di conseguenza: paghi essa stessa alle ditte in rotta con Tundo i crediti che avanzano dalla capofila dell’Ati e bandisca una nuova gara di appalto per rideterminare l’assegnazione del servizio, tenuto conto che quell’Ati avrebbe dovuto terminare le prestazioni il 31 maggio 2016 ma, di fatto, ha avuto una proroga di ben tre anni.