Un viaggio, quattro tappe e mille sogni. L’esperienza a Roma degli studenti di Legge

Cinquanta studenti della facoltà di legge hanno avuto la possibilità di visitare alcune tra le principali istituzioni della Capitale: dal CSM al carcere di Rebibbia, un’esperienza indimenticabile.

Studenti Unisalento Cassazione

“Quando il futuro prende forma, è lì che cominci a sognare”. Inizia con questo post su Facebook da parte di Vittoria, una giovane studentessa della facoltà di Giurisprudenza, il viaggio-studio di 50 studenti dell’Università del Salento partiti nei giorni scorsi alla volta di Roma per una visita delle principali Istituzioni del nostro Paese.

Cinquanta giovani universitari, quasi tutti alla soglia della tanto agognata pergamena di laurea, accompagnati dal professor Rossano Adorno, docente di Diritto Processuale Penale, si sono recati nella Capitale, ospiti per qualche giorno del Consiglio Superiore della Magistratura, della Suprema Corte di Cassazione, dell’Istituto Penitenziario di Rebibbia e della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Una due-giorni intensa, partecipata, capace non solo di far vivere tutto quello che ogni giorno tanti studenti leggono sui libri, ma anche di far crescere ed emozionare.

Prima tappa: il CSM

Il viaggio è partito all’alba dello scorso mercoledì 20 settembre: con i soliti contrattempi che un viaggio di ragazzi comporta, la comitiva si è data appuntamento a bordo di un autobus. In valigia camicie, cravatte, tailleur e tanta voglia di scoprire. Un viaggio mai troppo breve quando si parte con l’impazienza e con la brama, quasi una necessità, di vedere con i propri occhi cose che dette in un’aula accademica a volte, se non spesso, sembrano lontane.

La prima tappa è quasi un augurio. Si inizia con la visita al Consiglio Superiore della Magistratura dove ad attendere gli studenti salentini c’è il leccese doc Ercole Aprile, componente del CSM e già magistrato nei suoi primi anni di attività del Tribunale e della Corte d’Appello della sua città. Aprile ha parlato di speranza, di lavoro e di fatica, ma anche di gratificazione personale per quanti sognano un giorno di indossare una toga da giudice.

Studenti Unisalento Csm
Il Consiglio Superiore della Magistratura

Dopo i saluti iniziali la possibilità per gli studenti del prof. Adorno di poter assister per qualche minuto a una discussione dell’assise, riunita ancora una volta per regolamentare una professione, quella del giudice, maledettamente complicata e carica di responsabilità istituzionale. Foto, saluti e abbracci tra giovani studenti e meno giovani professionisti è forse l’immagine più bella da far vedere a chi ancora parla di resistenze nel ricambio generazionale.

Dal ‘Palazzaccio’ a Rebibbia

Il secondo giorno parte ai piedi del maestoso ‘Palazzaccio’, quello della Corte Suprema di Cassazione. Un Tribunale non come tutti gli altri, in cui ogni norma, ogni sentenza e ogni situazione quotidiana prende vita, nel vero senso della parola. Le Sezioni Penali aprono le loro porte ai tanti giovani che finalmente hanno l’opportunità di vedere con i propri occhi come un caso di cronaca diventa veicolo di produzione di pensiero, di giurisprudenza e di esperienze.

Ogni avvocato si cimenta in arringhe puntuali e convinte, in un formalismo rituale per alcuni esasperato, ma che dà il senso alle aule in cui ci si trova.

Una pausa pranzo veloce, poi forse il momento più intenso della missione romana dei nostri ragazzi. Dopo qualche minuto di autobus, infatti, si arriva davanti al cancello della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. Un luogo non semplice da comprendere e definire: a fare gli onori di casa è la direttrice dell’istituto, la dottoressa Ida Del Grosso, capace di esprimere al meglio il significato di un carcere (il più grande d’Italia) che accoglie centinaia di donne che per i più vari motivi scontano pene esemplari. Si passeggia nei cortili, negli uffici, tra le celle: si incontrano mani e occhi di donne segnate dall’esperienza detentiva. Quasi tutte sono straniere, finite dietro le sbarre per i reati più vari.

Non in tutte di loro ci sono i sintomi della redenzione, ma sono tante, tantissime, quelle che grazie al carcere cercano di cambiare vita, con in bocca solo una parola, ripetuta come un mantra: lavoro.

Studenti Unisalento Rebibbia
Gli universitari salentini a Rebibbia

È difficile trattenere le emozioni davanti al racconto di una vita segnata dal crimine, una vita che però grazie a una struttura all’avanguardia sotto ogni punto di vista può cambiare davvero: ci sono i piccoli figli delle detenute, la sartoria, la lavanderia, le cucine e gli orti. Qui le detenute lavorano, socializzano e muovono i passi verso una riabilitazione sociale ancora difficile da ottenere pienamente.

Il viaggio termina con l’Antimafia

La lunga giornata termina per le strade del centro di Roma, prima di un’ultima intensa giornata. Il venerdì, infatti, riserva la visita nella Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Un organo, questo, che negli ultimi anni ha ottenuto una centralità assoluta nella lotta alla più varie criminalità organizzata. Gli studenti della facoltà di Giurisprudenza vengono accolti dal dott. Giovanni Russo, vice procuratore, esperto di sistemi informatici e tecnologia. È lui, napoletano verace, che illustra ai giovani cosa significa coordinare le varie Direzioni Distrettuali (26 in tutta Italia, tra cui quella di Lecce) nella lotta alle mafie e alle cellule terroristiche.

Tecniche investigative sofisticate, gigantesche banche dati, le migliori competenze e geniali intuizioni: è così che lo Stato si muove contro le criminalità organizzate.

Studenti Unisalento Antimafia
Gli studenti dell’Unisalento ospiti della DNA

La lunga visita alla DNA conduce alla fine dell’esperienza: ci sono ragazzi estenuati, ma tutti soddisfatti. C’è spazio per scambiarsi emozioni e sensazioni, per confidarsi sogni e speranza. C’è spazio anche per ringraziare il professor Adorno, un Maestro di vita, oltre che di Diritto. A notte inoltrata si torna a Lecce: tra qualche ora riprendono le lezioni nelle aule dell’ateneo salentino per tutti gli studenti. Per i nostri 50 le motivazioni per riprendere i libri in mano certamente non mancheranno.



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