Una proposta di lavoro per il Primo Maggio. Lettera aperta di Antonio Nicolì

Lettera aperta del segretario generale della Cisl di Lecce, Antonio Nicolì. ‘Le occasioni per mettersi alla prova – dice – non mancano, ma per combattere l’occupazione bisogna avviare tutti insieme un lavoro serio e difficile’.

«Anche quest’anno la celebrazione del Primo Maggio a Lecce si perpetua in un contesto di grande difficoltà e disagio per il mondo del lavoro e di grande incolpevole lontananza dal lavoro per tanti, troppi, giovani e meno giovani». Inizia con queste parole la lettera aperta che Antonio Nicolì, Segretario Generale Cisl Lecce ha voluto affidare ai media in occasione della festa dei lavoratori.
 
La ricorrenza in cui si dovrebbero ricordare le battaglie e lotte combattute per conquistare alcuni diritti basilari diventa un’occasione per il segretario Nicolì per esaminare il disagio vissuto nel mondo del lavoro, una difficoltà dovuta – a suo dire – «da vertenze insolute che ledono o rendono incerto il futuro di tante persone e dal silenzioso avanzare di pratiche distorsive che attraverso l’utilizzo del caporalato, dei voucher, di contratti di comodo e delle mille sfumature di grigio, prima di assumere la più decisa tonalità del lavoro nero, rendono spesso l’occupazione esistente una cattiva occupazione».
 
Secondo il segretario Generale della Cisl di Lecce, la lontananza dal mondo del lavoro è data da una cronica incapacità ad utilizzare tutte le competenze messe a disposizioni dal capitale umano costituito da giovani, donne e laboratori in cassa integrazione o in mobilità. In questo modo, non solo si sprecano opportunità, ma si dissipano professionalità mature costruite nel tempo e giovani energie propense a quell’innovazione di cui il territorio ha enorme bisogno.
 
È questo il quadro disegnato da Nicolì per un territorio che «stenta a ripensare se stesso, ad inquadrare tanto la propria arretratezza e le proprie criticità, quanto la propria ricchezza e le proprie opportunità in una logica di sistema territoriale».
 
La soluzione c’è: saldare l’idea di sviluppo dei sistemi produttivi territoriali con quella di crescita della buona occupazione. Un passaggio, innanzitutto culturale, che deve fare da base ad ogni idea di futuro civile di questo territorio.
 
Le occasioni per mettersi alla prova non mancano: «dalla meritoria sfida che ci ha lanciato il Prefetto con la costituzione del distretto per il turismo, a quella che ci riviene dalle nuove norme contro il caporalato in agricoltura con la creazione della rete del lavoro agricolo di qualità, passando attraverso il rafforzamento delle positive tendenze che sembrano rianimare significativi comparti del manifatturiero, a partire dal settore moda, fino alla spinta all’innovazione nel modo di fare impresa, profit e no profit, in settori ad alta intensità occupazionale, iniziando da quelli dei servizi alla persona e della cura dell’ambiente».
 
Insomma, condividere queste e altre sfide significa fare sintesi delle spinte all’innovazione ed alla crescita che albergano tanto nella voglia di fare buona impresa quanto nella voglia di lavorare mettendo a frutto il proprio sapere e le proprie competenze.
 
«Questo meccanismo virtuoso – continua il Segretario – non può che generarsi su un moderno sistema di relazioni industriali e sindacali che, muovendo dal rispetto delle regole in campo lavoristico e previdenziale, può essere giustamente indirizzato anche verso un utilizzo delle buone flessibilità adatte allo sviluppo dei processi produttivi locali ed aziendali e può così realizzare più occupazione e buona occupazione».
 
«Un nuovo auspicato sistema contrattuale che, confermando il ruolo del Contratto Nazionale, assegni maggior peso alla contrattazione di secondo livello e quindi alla adattabilità ai contesti aziendali e territoriali, può aiutare questo percorso, ma già esistono le condizioni perché il territorio di Lecce sperimenti nuovi sentieri contrattuali, maggiormente mirati allo sviluppo delle imprese ed alla crescita della occupazione».
 
«Con spirito di servizio, verso i tanti che inseguono una buona occupazione e verso l’intero territorio, – conclude –  ci rivolgiamo, in questa data significativa, alle associazioni datoriali offrendo una nostra disponibilità ad avviare insieme un lavoro serio e difficile. Un modo irrituale per celebrare il Primo Maggio, un percorso forse complicato, ma non ci sembra che l’orizzonte annunci facili soluzioni».



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