“Dio non fa differenze”. A Lecce l’ultimo vescovo del Concilio Vaticano II ancora vivente

Emozionante testimonianza ieri a Lecce di Luigi Bettazzi, che ha incontrato gli studenti della facoltà teologica pugliese in Piazza Duomo.

96 anni tra qualche giorno, ma il tempo non ha invecchiato mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente internazionale di Pax Christi, ultimo testimone vivente del Concilio Vaticano II.

Bettazzi, in tour nel Salento per la presentazione del suo ultimo libro, è stato invitato dal direttore dell’Istituto Superiore di scienze Religiose e Vicario generale dell’Arcidiocesi di Lecce mons. Luigi Manca a portare la sua esperienza di vita e di fede davanti agli occhi e agli orecchi attenti degli studenti di Teologia che nella sede del Seminario arcivescovile hanno apprezzato i toni narrativi ed espressivi di una delle personalità più autentiche e feconde della Chiesa italiana del Novecento.

L’incontro con la comunità leccese è stato introdotto dall’arcivescovo Michele Seccia, mentre la presentazione del gradito ospite è stata affidata a don Salvatore Leopizzi, fra i più autorevoli esponenti di Pax Christi e fra i massimi testimoni e studiosi del magistero di don Tonino Bello, il grande vescovo salentino in odor di santità, fin dagli anni del suo ministero episcopale a Molfetta.

Con mons. Bettazzi, fermandoci a margine dell’incontro, abbiamo parlato anche del suo rapporto di amicizia con don Tonino, come tutti lo chiamavano e lo chiamano ancora. “Don Tonino è stato un faro della Chiesa dei poveri – ci ha detto Bettazzi – ma non perché aiutava i poveri, piuttosto perché imparava dai poveri che cos’è esattamente l’essere umano, aperto a Dio e aperto agli altri.”

In merito alla sua esperienza di padre conciliare Bettazzi ricorda che, come fu detto a suo tempo, per capire bene e attuare in pieno un Concilio ci vogliono 50 anni, più o meno il tempo trascorso prima che, grazie a papa Francesco, la dimensione pastorale potesse aprirsi ad una prospettiva universale

Si alza in piedi, mostrando tutta la fecondità dei suoi 96 anni, cattura l’attenzione del numeroso pubblico, modula la voce da maestro di eloquenza, inserisce colpi di scena narrativi, battute e addirittura barzellette a tema, insomma Bettazzi dimostra di non essere uno qualsiasi, e regala ai giovani teologi salentini una lezione di concretezza su cui modellare il proprio vissuto di cristiani moderni e consapevoli.



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