Nella mattinata odierna, su delega della Procura della Repubblica di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno eseguito nel capoluogo e in alcuni comuni limitrofi, un’ordinanza di custodia cautelare con cui il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce ha disposto gli arresti in carcere nei confronti di 33 indagati e di 2 persone agli arresti domiciliari, gravemente indiziati a vario titolo di aver fatto parte di due distinte associazioni finalizzate al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti nonché al riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Gli arrestati
Nello specifico, il gip Marcello Rizzo ha disposto il carcere per: Antonio Marco Penza, 41enne leccese; Antonio Baldari, 43enne residente a Lecce; Giulio Biscozzi, 27enne di Copertino; Gianluca Calabrese, 37enne di Copertino; Raffaele Capoccia, 36enne di Lecce; Massimo Cazzella, 51enne di Lecce; Pasquale Conte, 35 anni, nato a Nardò; Ivan Dell’Anna, 48enne, nato a Galatina; Davide De Rinaldis, 52enne di Lecce; Santo Gagliardi, 59enne leccese; Giulio Maria Gagliardi, 26enne di Lecce; Emanuele Gammariello, 31enne, nato a Roma; Ervis Gjuzi (o Gjezi), 38enne albanese, ma residente a Grottaglie; Rocco Gligora, 53enne di Melito Porto San Salvo (Reggio Calabria); Alessandro Greco, 41enne, residente a Cavallino; Davide Guida, 33enne di Copertino; Giorgio Hameti, 30enne di Scorrano; Pietro Leone, 51enne, residente a Martina Franca; Cosimo Miggiano, 43enne residente a Muro Leccese; Antonio Alvaro Montinari, 53enne residente a Lendinuso (Brindisi); Diego Negro, 43enne di Scorrano; Alex Nigro, 46enne residente a Erchie (Br); Ruben Patruno, 27enne di Copertino; Salvatore Perrone, 58enne di Trepuzzi; Fabio Pisanu, 52enne residente a Lecce; Cristian Roi, 42enne residente a Nardò; Giuseppe Rolli, 61enne di Copertino; Carlo Serio, 50enne residente a Ibiza; Cristian Stella, 29enne di Lecce; Selim Tila, albanese di 38 anni, residente a Grottaglie; Maurizio Toma, 49enne di Scorrano; Marcello Tulipano, 59enne di Copertino; Francesco Urso, 37enne, residente ad Andrano. Invece, misura degli arresti domiciliari per Francesca Cazzella, leccese di 51 anni e Alessandra Petracca, 41enne di Scorrano.
Le attività, eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Lecce, diretta dal Vicequestore Fabrizio Gargiulo e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziario delle Fiamme Gialle, comandato dal Tenente Colonnello Giulio Leo, hanno visto l’impiego di 90 militari e di circa 120 uomini della Polizia, con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine e dei Baschi Verdi, dello Scico e dalle rispettive unità cinofile oltre che da un elicottero del Reparto Volo di Bari della Polizia di Stato.
L’operazione di servizio ha interessato, tra i principali indagati di rango apicale, anche alcuni esponenti della criminalità organizzata, già condannati per aver fatto parte di un’organizzazione criminale di stampo mafioso, più nota come Sacra Corona Unita (clan Pepe – Briganti, Gruppo Penza), storicamente radicata nel capoluogo salentino, ma con ramificazioni in diversi centri della provincia.
Le indagini
Le indagini preliminari hanno consentito di acquisire un solido impianto indiziario in ordine alla esistenza ed operatività di due associazioni, radicate nei comuni di Lecce e nel Basso Salento, guidate rispettivamente da P.A.M. e G.S. la prima e da C.G e R.C. l’altra, tutti pregiudicati, dedite altraffico e commercio in forma strutturata ed organizzata di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti di diversa tipologia.
Le attività investigative hanno avuto origine da una intensa attività di cooperazione internazionale grazie alla quale sono stati acquisiti – per mezzo di Ordini Europei d’Indagine – una serie di chat scambiate dagli indagati attraverso l’utilizzo di piattaforme criptate di comunicazione quali “Encrochat” e “Sky Ecc”, che consentono lo scambio di messaggi o conversazioni utilizzando criptofonini in grado di cifrare i dati trasmessi e impedire qualsiasi intercettazione o captazione.
Gli investigatori hanno disvelato la presenza di una strutturazione capillare, in cui vi era una precisa ripartizione di compiti tra i sodali, una disponibilità di enormi quantità di denaro contante, telefonini criptati, veicoli dotati di appositi nascondigli oltre che depositi sicuri in cui occultare il materiale illecito. La caratura degli indagati si è altresì espressa attraverso la capacità di curare rapporti con trafficanti di droga calabresi e altri sodalizi criminali operativi sul territorio nazionale ed all’estero (tra cui albanesi e spagnoli). Due tra le persone interessate dalla misura restrittiva si sarebbero trasferite stabilmente in Spagna.
Di particolare rilevo la rete di contatti abilmente sviluppata da G.S., il quale è stato in grado di tessere tali rapporti anche in costanza di un periodo di latitanza così come P.A.M., in grado di dare direttive ai propri sodali contando su una fitta rete di supporto grazie all’intermediazione di altri detenuti e/o persone – dentro e fuori dal carcere – nonostante lo stato di detenzione cui era sottoposto.
Di assoluto rilievo come le due organizzazioni investigate, abbiano sistematicamente fatto ricorso all’uso della violenza, anche con l’utilizzo di armi e ordigni esplosivi, per imporre il proprio controllo del territorio, nonché per dirimere eventuali conflittualità “interne” o indirizzare “azioni punitive” verso coloro che sconfinavano nelle piazze di spaccio controllate dall’associazione.
I sequestri
Numerosi e ingenti sono stati i sequestri di sostanze stupefacenti in costanza di indagine. A tal riguardo si segnala l’arresto avvenuto in data 7 agosto 2020 di due persone intente a trasportare su un natante, bloccato a ridosso dell’area di Castro, oltre 150 kg di marijuana e 25 kg di hashish provenienti dall’Albania; in data 10 giugno 2021, a Napoli, è stato tratto in arresto un’altra persona trovata in possesso di circa 45 kg di cocaina occultata in un doppio fondo di un autocarro specializzato strutturalmente modificato; in data 4.6.2021 a Lecce veniva tratto in arresto un altro sodale trovato in possesso di 11 kg di eroina occultati in un doppio fondo dell’autovettura ed una pistola. Centinaia di migliaia di euro le somme movimentate in contanti.
Il sodalizio criminale ha così sviluppato non solo un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti ma anche un progressivo dominio sotto il profilo economico-finanziario attraverso l’acquisizione nel tempo di una serie di locali pubblici (pub e ristoranti) ed alcuni esercizi commerciali nel territorio salentino, con la connivenza e fattiva collaborazione di un noto commercialista salentino. Una pluralità di imprese, infatti, sottoforma di cooperative, risultavano formalmente affidate a soci e/o a prestanome ma in realtà erano asservite agli scopi del gruppo criminale per reinvestire il denaro di provenienza illecita (anche all’estero), e per garantire ai familiari degli associati assunzioni e retribuzioni, onde legittimare la provenienza (di facciata) dei guadagni. Ma in realtà nessuna attività lavorativa è stata riscontrata nel corso delle indagini.
In particolare, alle cooperative, giungevano per mano degli adepti somme di denaro contante di volta in volta versate sui rispettivi conti correnti societari (anche per diverse decine di migliaia di euro), da impiegarsi in un secondo momento per corrispondere gli stipendi (anche pari a 2.500 euro al mese) a mogli o parenti diretti dei soggetti detenuti ovvero da utilizzarsi per il sostentamento di quest’ultimi in carcere.
Somme di denaro contante venivano altresì elargite ad altre “imprese” compiacenti che, poi, provvedevano ad acquistare autovetture di lusso date in uso (di fatto) ai pregiudicati oppure ai familiari di questi.
Il professionista (un ex Commercialista, cancellatosi dall’Ordine due anni fa) destinatario della misura restrittiva provvedeva ad “amministrare” gli interessi economico-finanziari in prima persona, o attraverso teste di legno, offrendo la propria opera per trasferire all’estero ingenti somme di denaro con bonifici in partenza dalle solite società cooperative compiacenti, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio.
L’imponente attività investigativa, articolata in intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, nonché numerose riprese video, puntualmente riscontrate da meticolosi servizi di osservazione e pedinamento mediante le più classiche metodologie, ha consentito di acquisire un quadro gravemente indiziario nei confronti di ciascun indagato attinto.
Il contesto investigativo in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica di Lecce in totale sinergia istituzionale tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza volte al contrasto della criminalità organizzata, anche sotto il profilo economico-finanziario, al fine di evitare i tentativi, sempre più frequenti e pericolosi, di inquinamento del tessuto sano imprenditoriale e dell’economia legale.
Naturalmente, le misure cautelari sono state disposte nella fase delle indagini preliminari e, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e in attesa di giudizio definitivo, le persone oggi ristrette sono da ritenersi presunti innocenti.