Finisce sotto processo un presunto “padre orco” accusato di abusi sessuali sulla figlia di appena sei anni. Il gup Cinzia Vergine ha disposto il rinvio a giudizio al termine dell’udienza preliminare. Non solo, si sono costituite parte civile, invocando un maxi risarcimento complessivo di oltre 500mila euro la vittima, la sorella e la madre, difese dai legali Mario Urso e Giuseppe Castelluzzo.
Il processo si aprirà in data 1 aprile dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale. L’imputato risponde dell’accusa di violenza sessuale aggravata. Assistito dagli avvocati Silvio Caroli ed Ada Alibrando, potrà dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati, nel corso del dibattimento.
I fatti si sarebbero verificati per circa due anni, fino al dicembre del 2016. Le indagini presero il via, dalla denuncia della madre della bambina, presso il Commissariato di Taurisano. La ragazza confidò al genitore alcuni comportamenti “anomali” del padre nei suoi confronti. Vennero allertati i servizi sociali e successivamente la Procura apri un’inchiesta.
Inizialmente, gli episodi venuti a galla avrebbero riguardato presunti palpeggiamenti, in luoghi isolati (tra cui un boschetto). Dopo l’incidente probatorio, il quadro accusatorio si sarebbe “irrobustito”. L’uomo avrebbe costretto la figlia ad avere rapporti sessuali con lui. In alcune occasioni, il padre le avrebbe stretto forte il collo, fino a farle mancare il respiro, dicendole che non avrebbe dovuto dirlo a nessuno.
Le affermazioni rese durante l’ascolto protetto, furono ritenute attendibili dal consulente tecnico nominato dal pm Stefania Mininni. Inoltre, la bambina venne sottoposta ad una visita medica che non avrebbe escluso segni di violenza sul corpo.
