Arriva la condanna ad 8 anni di reclusione, al termine del processo di Appello, per il 32enne di Castrignano del Capo che accoltellò la fidanzata, in preda ad un raptus di gelosia.
Dunque l’imputato, assistito dal legale Paolo Pepe, ha ottenuto uno “sconto di pena“, dopo la condanna a 10 anni di reclusione, maturata nel processo di primo grado con rito abbreviato.
Giorgio Vitali è stato comunque ritenuto colpevole di tentato omicidio aggravato dai futili motivi.
La Corte di Appello (Presidente Vincenzo Scardia) ha confermato la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni. Non solo, anche il risarcimento del danno in favore delle parti civili. Anzitutto, per l’oramai ex fidanzata S. D. M., assistita dall’avvocato Carlo Chiuri, con la provvisionale di 20mila euro. E poi per, i genitori di quest’ultima con 5mila euro ciascuno. Sono difesi dagli avvocati Luciano De Francesco e Luciano Urso.
Durante la discussione in aula, il sostituto procuratore generale Giovanni Gagliotta ha chiesto la conferma della condanna di primo grado.
I fatti e le accuse
Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Tricase, guidati dal Comandante Alessandro Riglietti.
Il grave episodio si è verificato il 2 settembre del 2018, intorno alle 23.00, a Morciano di Leuca, nel bagno della casa dei nonni paterni della giovane. Il fidanzato avrebbe aggredito alle spalle S., 27enne di Tricase, ferendola gravemente con un’arma da taglio e perforandole un polmone. Gli accertamenti avrebbero rilevato le tracce di ben 17 coltellate.
La 27enne venne ricoverata in Rianimazione, presso l’Ospedale “Panico” di Tricase e rimase in prognosi riservata per oltre 40 giorni.
L’udienza di convalida
Durante l’udienza di convalida, il fidanzato di S. ha ribadito che avrebbe aggredito la ragazza alle spalle ferendola con un coltello in preda ad un raptus di gelosia.
Il gip all’epoca ha concesso i domiciliari a Vitali (ritenendo le esigenze cautelari ugualmente garantite). Una decisione che ha indotto il sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci e il Procuratore capo Leonardo Leone De Castris ad impugnare l’ordinanza del gip.
Poche ore dopo, comunque, il 32enne è tornato di nuovo dietro le sbarre (attraverso una nuova ordinanza), per aver tentato di contattare alcune amiche della vittima, mentre era in stato di arresto, contravvenendo agli obblighi disposti dal giudice.
