Architettò una rapina quasi perfetta: ai domiciliari un 19enne di Patù.

Luigi Rizzello, giovane 19enne di Patù, è finito agli arresti domiciliari: nel marzo scorso insieme ad un gruppo di marocchini rapinarono un anziano armati di fucili. Ma grazie alle intercettazioni dei tabulati telefonici, i Carabinieri hanno ricostruito la vicenda.

Operazione importante e dai tanti risvolti quella messa all’alba di questa mattina dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Tricase. I Carabinieri hanno posto agli arresti domiciliari il giovanissimo Luigi Rizzello, di 19 anni, originario del comune di Patù. Il motivo della misura va ricercato facendo un passo indietro nel tempo. Era la notte dello scorso 15 marzo quando, quattro individui a volto coperto e muniti di tre fucili ed un coltello, fecero irruzione nell’abitazione di un anziano, intenti a rapinarlo di ogni cosa.

I malviventi dopo aver aggredito e immobilizzato l’uomo nel giardino dell’abitazione, lo costrinsero ad aprire la porta ed a disattivare il sistema d’allarme installato. Una volta fatto l’ingresso nell’appartamento, i quattro riuscirono a legare l’uomo ad una sedia, intimando lui di  consegnare il denaro conservato in casa. Il bottino fu quantificato in appena 50 euro in contanti, più alcuni cellulari, computer e altri piccoli elettrodomestici, per un valore di oltre mille euro. Terminata la rapina, quindi, i banditi si impossessarono persino dell’auto dell’anziano, fuggendo via. Immediate scattarono le ricerche da parte dei Carabinieri della locale stazione, ritrovando la vettura rubata con all’interno parte della refurtiva. Tra i vari beni ritrovati, però, i malfattori riuscirono a scovare anche un cellulare dimenticato da uno di loro e, una volta esaminati tutti i tabulati telefonici, emersu un nome:  quello di un marocchino di appena 15 anni. Sottoposto a la perquisizione domiciliare, lui ed il fratello di un anno più giovane finirono in caserma a deporre.

Il loro racconto portò all’indicazione di un altro nome, quello dello zio, il quale decise di collaborare: l’uomo decise di condurre i militari in un piccolo appezzamento di terra di Gagliano del Capo. All’interno di una vecchia casa in pietra, i Carabinieri riuscirono a rinvenire due fucili ad aria compressa Diana dal calibro 4.5 marca Diana, privi di matricola. Durante le fasi di perquisizione, l’uomo riferì che, oltre ai suoi due nipoti, compartecipe, ideatore e promotore della rapina era stato anche un certo Rizzello Luigi. Ammessa la loro partecipazione alla rapina, i tre marocchini hanno raccontato la loro versione dei fatti. Stando al loro racconto, quindi, pare che Rizzello abbia convinto i tre a perpetrare il furto, conoscendo bene le abitudini della vittima. La rapina effettivamente si svolse così come le ricostruzioni ipotizzarono. Durante il tragitto, poi, i malviventi nascosero le armi e la tuta da meccanico indossata durante la rapina dallo zio dei due marocchini per poi, nel garage del Rizzello, spartirsi il bottino.

Il racconto reso dai tre marocchini è parso subito attendibile agli inquirenti, ma al fine di trovare un riscontro con le loro dichiarazioni, i militari decisero di acquisire i tabulati telefonici delle utenze di Rizzello. A questo punto, a conferme avvenute, per i rapinatori è scatta la denuncia per rapina pluriaggravata in concorso, nonché porto e detenzione abusivo di armi. Questa mattina, finalmente, dopo mesi di ricerche, Rizzello è stato individuato e tratto in arresto. Per giunta, a seguito della perquisizione nella sua abitazione i militari hanno trovato una katana illecita, minuziosamente occultata e adesso sottoposta a sequestro.



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