Nella mattinata del ieri, lunedì 20 dicembre, gli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Taurisano – diretto dal Vicequestore Salvatore Federico – hanno proceduto all’arresto di Mariyan Chakarov, 46enne, di nazionalità Bulgara e di Angelo Manzo, 62enne di Taviano, il primo, responsabile dei reati di Associazione per delinquere, lesioni personali, sfruttamento della prostituzione, riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, estorsione, mentre, il secondo di associazione per delinquere e sfruttamento della prostituzione.
Entrambi sono stati arrestati in esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura coercitiva personale della custodia cautelare in carcere emessa il 2 dicembre dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta del Pubblico Ministero.
L’Ordinanza di Custodia Cautelare non è stata eseguita a carico di altri due cittadini di nazionalità Bulgara, uno di anni 31 l’altro di anni 29, in quanto al momento non presenti sul territorio Italiano.
I due, sono stati indagati per essersi associati tra loro allo scopo di portare nel territorio italiano un numero indeterminato di donne, di nazionalità bulgara, appositamente reclutate per essere destinate alla prostituzione.
In particolare, il 46enne, in qualità di promotore e organizzatore dell’associazione, mentre, il 62enne, insieme agli altri due, con il ruolo di fiduciari e controllori dell’attività di prostituzione, accompagnatori dai luoghi di dimora e di esercizio dell’attività di prostituzione; nonché responsabili dei reati di Associazione per delinquere, lesioni personali, sfruttamento della prostituzione, riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, estorsione per avere, Chakarov (come promotore del gruppo criminale) reclutato e indotto le donne alla prostituzione insieme alla propria convivente.
La denuncia di due donne sfruttate
Quanto sopra è emerso dall’indagine che ha preso avvio a seguito delle denunce presentate autonomamente e separatamente da due donne, dapprima acquistate in Bulgaria e subito dopo avviate all’attività di prostituzione in Italia.
Le denunce dettagliate, con riferimento alle persone con le quali erano state in contatto, con riguardo l’abitazione dove erano alloggiate e ai luoghi nei quali esercitavano la prostituzione, in merito alle persone che ne controllavano i movimenti durante l’attività e alle quali consegnavano i loro guadagni, con riferimento alle violenze fisiche e sessuali che erano costrette a subire, sono apparse come relative allo stesso gruppo criminale e hanno costituito, quindi, lo spunto per l’ulteriore sviluppo investigativo.
Le indagini
A seguito degli esposti, su autorizzazione della Direzione Distrettuale Antimafia, sono state poste in essere alcune indagini sia tecniche che tradizionali (pedinamenti, appostamenti e altro) dalle quali è emerso che gli indagati, avevano dato vita a un vero e proprio sodalizio criminale stabilmente dedito allo sfruttamento della prostituzione di numerose donne. Le investigazioni hanno consentito di individuare, i posti dove avveniva il meretricio, i mezzi con cui venivano trasportate le donne nonché i ruoli dei componenti del gruppo criminale.
Si è accertato, inoltre, che Mariyan Chakarov, ritenuto il capo, “riscattava” le donne in Bulgaria acquistandole da altre persone criminali per poi portarle in Italia, sequestrando i documenti e minacciando sia la loro incolumità che quella dei loro familiari rimasti nei paesi d’origine, nel caso non avessero eseguito gli ordini.
Si riscontrato, poi, lo stato di segregazione cui erano sottoposte le donne, prive della libertà, tenute a digiuno e che a fine giornata erano costrette a consegnare tutta la somma incassata dall’attività di prostituzione al 46enne, o in sua mancanza a un componente del gruppo, se ciò non avveniva, Chakarov per punirle, le picchiava violentemente, le rinchiudeva in stanza seviziandole con bruciature di sigaretta sulle mani o tagli con il coltello, a seguito delle quali alcune ragazze erano state costrette a ricorrere a cure mediche presso gli ospedali.
Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di “Borgo San Nicola” a Lecce a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
