Scandalo finanziario in Vaticano sull’acquisto “gonfiato” di un immobile. Monsignor Carlino si difende dalle accuse

Mauro Carlino, 45enne originario di Lecce è stato a capo dell’ufficio informazione e documentazione del Vaticano e segretario del cardinale Angelo Becciu

È terminata la nuova udienza del processo sullo scandalo finanziario in Vaticano. Dinanzi al collegio giudicante del tribunale vaticano (presidente Giuseppe Pignatone) è stato sentito monsignor Mauro Carlino, 45enne originario di Lecce (difeso dall’avvocato Salvino Mondello del Foro di Roma), già capo dell’ufficio informazione e documentazione del Vaticano e segretario del cardinale Angelo Becciu, finito anch’egli sul banco degli imputati.

Oggi, nel corso del l’interrogatorio in aula, Carlino ha affermato: “Ho sempre obbedito ai Vescovi e al Papa. Mi ha meravigliato il mio rinvio a giudizio. Fedeltà, obbedienza e riservatezza sono le tre cose chiestemi da Pena Parra (sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, n.d.r.) che informava costantemente la Segreteria di Stato e il Papa”.

Carlino ha riferito dinanzi ai giudici, di essere venuto a conoscenza del Palazzo di Londra solo nel gennaio 2019 quando Pena Parra gli ha “riferito di un problema legato ad un grande errore dell’ufficio amministrativo di cui non facevo parte”. Ed ha spiegato Carlino: “riguardava le mille azioni con diritto di voto lasciate a Torzi con cui lui poteva continuare a gestire il Palazzo anche dopo l’acquisto da parte della Segreteria di Stato”. La volontà del Papa, ha riferito sempre Carlino, era “di spendere il meno possibile per tornare in possesso del Palazzo”.

L’udienza davanti al Tribunale Vaticano riprenderà il prossimo 5 aprile, data in cui dovrebbe continuare l’interrogatorio di Monsignor Carlino.

Le accuse

Carlino è  accusato di estorsione in concorso, con altri imputati tra cui il broker Gianlugi Torzi. Quest’ultimo, “incutendo timore di gravi danni agli averi della Segreteria di Stato”, avrebbe costretto a seguito di una lunga trattativa con vari emissari della stessa Segreteria (tra cui Carlino) a richiedere di farsi mettere a disposizione gli importi di 10 milioni di euro e di 5 milioni di euro giustificati con due fatture di operazioni finanziarie inesistenti.

Non solo, Carlino, secondo l’accusa, risponde di abuso di ufficio. Sempre in concorso, avrebbe abusato dei suoi poteri “per far ottenere un indebito vantaggio a Gianluigi Torzi, dopo aver avuto notizia dell’esistenza di un’operazione che per natura complessità, rilevanza dell’importo e tipologia dei soggetti coinvolti, doveva considerarsi sospetta”. Non solo, poichè gli imputati “omettevano di denunciare il tentativo, prima e la consumazione, poi, dell’estorsione commessa da Torzi”.

Lo scandalo vaticano è iniziato dall’acquisto gonfiato di un immobile a Sloane Avenue a Londra. Secondo gli inquirenti, “è stata realizzata dai gestori del fondo per le elemosine una consistente rivalutazione contabile dell’edificio”.



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