Falsificarono i documenti sanitari di un cane corso per poterlo esportare negli Stati Uniti? Due assoluzioni

Il proprietario di un allevamento di cani ed il veterinario rispondevano dell’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico e falsificazione di certificazioni mediche, ma sono stati assolti al termine del processo.

Termina con l’assoluzione del proprietario di un allevamento di cani e di un veterinario, il processo di primo grado in cui i due imputati erano accusati di avere falsificato dei documenti sanitari per l’esportazione illegale di un cucciolo di cane corso, negli Stati Uniti, per poter eludere le normative internazionali.

Il giudice Merj Giuri, nella giornata di ieri, ha assolto C. V., 43 anni, residente a Lecce, e .G. V., 44 anni, di Sternatia, con la formula “perché il fatto non sussiste”.

I due imputati rispondevano dell’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico e falsificazione di certificazioni mediche, aggravati dalla finalità di lucro e dall’uso in ambito internazionale. Erano assistiti dagli avvocati Arcangelo Corvaglia e Laura Minosi.

Secondo l’accusa, C.V. e G.V. avrebbero contraffatto il libretto sanitario, il certificato di iscrizione all’anagrafe canina e quello di vaccinazione  antirabbica di un cane di razza Corso. Il motivo? Farlo apparire più grande, ma soprattutto già vaccinato contro la rabbia per potergli consentire l’ingresso negli Stati Uniti. Sempre secondo l’accusa,  i documenti falsificati venivano consegnati a un allevatore di Bari, attivo nell’import-export di cani. Quest’ultimo,si sarebbe occupato della vendita del cucciolo di cane negli USA, il 3 agosto 2019. Ciò sarebbe avvenuto in violazione delle regole statunitensi che impongono un’età minima di quattro mesi e la vaccinazione da almeno un mese.

Come detto le accuse non hanno retto al vaglio del giudice.

(Immagine tratta dal web)



In questo articolo: