Avvelenamento delle acque, due anni e sei mesi per Semeraro

Giovanni Semeraro, ex proprietario della società giallorossa, accusato di avvelenamento delle falde, è¨ stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione.

L'ex proprietario della società giallorossa è stato condannato a due anni e mezzo  per la dispersione dei veleni dal distributore che raggiunsero anche il cantiere dell'Università.

Due anni e sei mesi di reclusione per Giovanni Semeraro. È questo quello che emerge ed è stato deciso dal giudice Silvia Minerva che ha dato ragione alla ricostruzione dei fatti effettuata dal pm Ennio Cillo che aveva richiesto la pena massima, 3 anni di reclusione, per l’ex storico Patron del Lecce, in quanto ritenuto responsabile di avvelenamento colposo di una falda acquifera che scorre sotto il capoluogo salentino.

Semeraro è accusato di avvelenamento della falda acquifera, nella sua qualità di proprietario della ‘RG Semerarò, che fino al 1997 ha gestito il deposito di carburanti Apisem a Lecce. Secondo l’accusa la proprietà, dopo l’interruzione dell’attività, non avrebbe effettuato le necessarie bonifiche, determinando lo spargimento di sostanze inquinanti nel terreno e da qui nelle acque.

Semeraro, già protagonista di un procedimento penale avviato molti anni fa, fu nuovamente indagato nel 2011, quando la Procura dispose il sequestro di una vasta area che coinvolgeva parte del cantiere Studium 2000, su cui l'Universita del Salento stava costruendo il polo umanistico. I campionamenti effettuati due anni fa dall'Arpa e poi confermati dalle successive analisi, tradotte nella corposa relazione del chimico Mauro Sanna e del geologo Bruno Grego, evidenziarono infatti  la precarietà della bonifica e il rischio che l'inquinamento si propagasse ad altre aree. 
 



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