“Buste Pulite” su presunte mazzette in cambio di favori: imprenditore e rappresentante patteggiano la pena

Il giudice ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per un 71enne leccese. Una 49enne, sempre di Lecce, era già tornata a piede a libero.

Un imprenditore ed una rappresentante di protesi patteggiano la pena, nell’ambito dell’inchiesta “Buste Pulite” su presunte mazzette in cambio di favori. Il gup Simona Panzera, in mattinata, ha accolto l’istanza di patteggiamento concordata con la Procura, a 3 anni e 6 mesi per l’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni leccese, difeso dagli avvocati Amilcare Tana e Vincenzo Licci, ed a 2 anni (pena sospesa) per la rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, di Lecce, difesa dall’avvocato Luigi Covella. Non solo, poiché il giudice ha disposto la revoca della misura degli arresti domiciliari per Bonetti. Monica Franchini, 49 anni, di Lecce, era già tornata a piede a libero.

La Asl di Lecce, intanto, si è costituita parte civile con l’avvocato Massimo Manfreda.

Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama, responsabile dell’ufficio assistenza protesi della Asl di Lecce sarà giudicata con il rito abbreviato. È quanto stabilito, nei giorni scorsi, dal gup Cinzia Vergine, dopo l’istanza presentata dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Sabrina Conte e Stefano De Francesco.

Stesso discorso per Giuseppe Bruno, 57enne di Collemeto, difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella. Il gup ha inoltre accolto la richiesta della difesa di ascoltare l’imputato. Nella prossima udienza del 17 marzo, dunque, verrà sentito Giuseppe Bruno che potrà fornire la propria versione dei fatti. Anche Carmen Genovasi potrebbe chiedere in quella data di essere ascoltata, ma i suoi legali non hanno ancora sciolto la riserva. Anche in questo caso, la Asl di Lecce si è costituita parte civile.

La discussione è prevista, invece, per il 18 maggio, quando si terrà la requisitoria dei pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci.

I quattro imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.

Gli arresti

Nel giugno scorso, i militari del Gico hanno compiuto un blitz nell’Ufficio protesi, all’ex ospedale in piazzetta Bottazzi, dove il rappresentante di protesi sarebbe stato sorpreso mentre consegnava alla funzionaria 850 euro in cambio di prescrizioni già autorizzate da portare poi all’Asl di Lecce per l’incasso. E poche ore dopo, sono stati eseguiti quattro arresti nell’inchiesta “Buste Pulite”. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce, infatti, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giovanni Gallo per Carmen Genovasi e per Giuseppe Bruno. Ed agli arresti domiciliari, nei confronti dell’imprenditore Pietro Bonetti e della rappresentante di protesi Monica Franchini.

La Genovasi e Bruno, nelle scorse settimane, hanno ottenuto gli arresti domiciliari.

Le accuse

Le indagini parlano di un rapporto corrotto tra la funzionaria e alcuni imprenditori del settore protesi, basato sullo scambio di denaro e altre regalie. Secondo gli investigatori, la funzionaria assegnava le pratiche ai singoli imprenditori direttamente, spesso pagandole più del dovuto o fornendo ausili non adeguati alle necessità.

Oltre al denaro contante, i finanzieri hanno documentato numerose altre utilità scambiate al fine di ottenere le pratiche di assegnazione delle pubbliche forniture, tra cui la falsa assunzione del marito della funzionaria da parte di un imprenditore, poco tempo dopo licenziato per ottenere il beneficio dell’“indennità di disoccupazione”, un aspirapolvere del valore di 200 euro, caciotte, uno smartphone del valore di 1.100 euro, nonché i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale), venduti a peso d’oro durante il blocco totale del Paese dovuto all’emergenza epidemiologica.



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