Processo di Appello sui poliziotti della stradale. La Corte di Cassazione annulla tutte le condanne

Secondo la Procura, gli agenti avrebbero omesso di controllare i veicoli di alcune imprese locali, per ottenere in cambio denaro o altri benefici

Arriva l’annullamento delle condanne per i tredici agenti della polizia stradale accusati di avere “chiuso un occhio” nei confronti degli autotrasportatori, ricevendo in cambio denaro e regali da numerosi imprenditori, nel lontano 2009. La Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio per la celebrazione di un nuovo processo, su cui pende l’ombra della prescrizione.

Al termine del processo di Appello erano stati disposti diversi sconti di pena, poiché il reato di concussione era stato riqualificato in indebita induzione a dare o promettere utilità ed erano state emesse le seguenti condanne: 4 anni e 15 giorni per Cosimo Maurizio Rampino, 59enne di Trepuzzi; 3 anni e 11 mesi per Giuseppe Amenini, 59 anni di Maglie; 3 anni e 10 mesi a Leonardo Delle Donne, 53 anni di Martignano; 3 anni e 8 mesi a Fabio Cazzato, 53enne di Lecce; 3 anni e 7 mesi ad Ugo Rizzello, 59 anni di Seclì; 3 anni e 8 mesi per Temistocle Parlangeli, 52 anni di Guagnano; 3 anni e 6 mesi a Cosimo De Giuseppe, 73 anni di Lecce; 3 anni e 5 mesi per Salvatore Lanza, 58 anni di Lecce; 3 anni e 6 mesi ad Anna Maria Petrelli, 49enne di Vernole; 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Piccinno, 64 anni di Aradeo e Angelo Rapanà, 49 anni di Campi Salentina; 3 anni e 3 mesi a Paolo Maria Centonze, 60enne di Cavallino e Roberto Tarantino, 67enne di Copertino.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati: Francesca Conte, Luigi Corvaglia, Pasquale e Giuseppe Corleto, Giancarlo Dei Lazzaretti Luigi Rella, Michele Palazzo, Laura Minosi, Michelangelo Gorgoni, Francesco Tobia Caputo, Luigi Greco, Antonio Savoia, Antonio Bolognese, Donata Perrone.

L’inchiesta

Secondo la Procura, gli agenti avrebbero omesso di controllare i veicoli di alcune imprese locali, per ottenere in cambio denaro o altri benefici. In che modo? Attraverso i “giri”, ossia le visite che venivano fatti in gruppi di due o tre, presso le aziende per ricevere i “regali”. Non solo soldi, ma anche generi alimentari o buoni benzina.

C’era anche la modalità di guadagno degli “articoli”. In questo caso, i poliziotti agivano individualmente, avanzando le stesse richieste ai danni di autotrasportatori, all’oscuro di tutto, che venivano fermati occasionalmente sulle strade. Tale condotta sarebbe andata avanti per circa 20 anni, scoperta grazie all’intervento di un agente che era entrato in possesso di un foglio dove erano elencate le ditte.

Nel maggio del 2009, la Procura dispose anche l’arresto di ben sedici poliziotti della “stradale”.