La Procura invoca la condanna alla pena di 9 anni di reclusione per Ibrahim Rudi, il 22enne di origini albanesi che esplose 18 colpi di mitra, nel centro di Gallipoli, verso l’ex compagna, la sorella, la cugina di quest’ultima e due loro amici. La richiesta è stata avanzata, nella mattinata di oggi, dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, al termine della requisitoria, nel corso del processo con rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo). La sentenza del gup Simona Panzera è prevista per il 13 dicembre.
Ibrahim Rudi risponde delle accuse di tentato omicidio plurimo aggravato dalla premeditazione e detenzione e porto illegale di armi da guerra.
I suoi legali, gli avvocati Simone Viva e Giuseppe Bonsegna, hanno sostenuto nel corso della discussione, anche sulla scorta di una perizia di parte a firma dell’ingegnere Luigina Quarta, che Rudi non era intenzionato uccidere, come si evincerebbe dalla traiettoria dei proiettili.
E nei mesi scorsi, il gup Panzera aveva disposto una consulenza tecnica, eseguita dal perito balistico Nicola Donno, per far luce sulla dinamica della sparatoria avvenuta il 10 agosto del 2021, che avrebbe avvalorato l’ipotesi del tentato omicidio.
Rudi venne raggiunto da un decreto di fermo a firma del pubblico ministero Maria Consolata Moschettini. Secondo la Procura: “con una pluralità di azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso – si legge – Rudi compiva atti diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, esplodendo 18 colpi di arma da fuoco, non riuscendo nell’intento per ragioni indipendenti dalla sua volontà”.
Il 22enne, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, tenutasi ad agosto del 2021, presso il carcere di Borgo San Nicola, davanti al gip Marcello Rizzo, ha affermato che non voleva uccidere nessuno. Voleva solo “spaventare” il gruppo che era riuscito a trovare un riparo mentre sparava 18 colpi, ad altezza uomo, in via Kennedy, nel centro storico di Gallipoli.
Al termine dell’udienza, il gip ha convalidato il fermo e confermato il carcere. Ibrahim Rudi si trova tuttora dietro le sbarre.
Due amici di Ibrahim Rudi sono, invece, indagati a piede libero per concorso in tentato omicidio e le loro posizioni sono state stralciate. E.C. ed S.L. (queste le loro iniziali) sono assistiti dagli avvocati Simone Viva e Giuseppe De Luca. E.C. avrebbe accompagnato Rudi sul luogo della sparatoria e avrebbe poi contattato telefonicamente S.L. per assicurare la loro fuga a bordo di un’auto parcheggiata nelle vicinanze. Quest’ultimo avrebbe anche consentito ai due amici di rifugiarsi in un immobile a Novoli. Anche S.L. avrebbe agito animato da un movente di gelosia per la fine della relazione con una giovane presente al momento della sparatoria, messa in atto da Rudi.