Morte del dj Ivan Ciullo. La famiglia si oppone alla richiesta di archiviazione e chiede nuove indagini

Nel corso della discussione, il collegio difensivo della famiglia ha evidenziato l’incompletezza degli accertamenti investigativi, soprattutto per ciò che riguarda la scena del crimine.

La famiglia di Ivan Ciullo, in arte Navi, il dj trovato senza vita nelle campagne di Acquarica del Capo, la mattina del 22 giugno del 2015, chiede nuove e più approfondite indagini per far pienamente luce sulla morte del 34enne.

In mattinata, davanti al gip Sergio Tosi, si è discussa nel corso dell’udienza camerale, la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dagli avvocati Paolo Maci, Chiara Landolfo e Gianluca Tarantino, dopo l’istanza presentata dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco. Erano presenti i legali della famiglia di Ivan Ciullo e l’avvocato Giuseppe Minerva, che difende un conoscente di Ivan, iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio.

Nel corso della discussione, il collegio difensivo della famiglia di Ivan ha evidenziato l’incompletezza delle indagini, in particolare per ciò che riguarda la scena del crimine.

La decisione del gip Tosi è attesa nelle prossime ore.

Ricordiamo che nel marzo del 2019, la Procura aveva accolto la nuova istanza dei legali di Ivan Ciullo, dopo l’archiviazione dei mesi precedenti, riaprendo le indagini.

In seguito, vennero depositate nuove integrazioni. Come la perizia redatta dal criminologo Roberto Lazzari e dall’informatico forense Alessandro Congedo sul telefono cellulare di dj Navi e su quelli in uso all’indagato. Dall’analisi dei tabulati telefonici di quest’ultimo, secondo il criminologo Lazzari, sarebbero emerse una serie di contraddizioni anche sui suoi spostamenti.

Ed è stata depositata anche una consulenza calligrafica sulla busta con la scritta a penna “X mamma e Sergio” della lettera di addio. La consulente della Procura ha però concluso che la scrittura era quella di Ivan, escludendo che appartenesse all’indagato. Infine, in base alle conclusioni del professore Francesco Introna e del medico legale Alberto Tortorella, la causa del decesso è “del tutto attendibilmente di natura suicidaria”.

Le indagini

«Suicidio», questo hanno pensato fin da subito gli inquirenti: il giovane speaker, in arte “Navi”, aveva deciso di scrivere la parola fine, impiccandosi ad un albero di ulivo con il cavo di un microfono. Una ricostruzione a cui i genitori Rita Bortone e Sergio Martella non hanno mai creduto. Qualcuno sapeva delle intenzioni di Ivan di farla finita? E ancora, è stato il Dj a scrivere la lettera di addio ritrovata nell’auto dai carabinieri e perché la famiglia sostiene che non sia la scrittura di Ivan?

E ancora, il cavo microfonico al quale è stato trovato appeso il corpo di Ivan Ciullo risulta tagliato ad una estremità probabilmente con un taglierino. L’altra metà del cavo è stata rinvenuta nel bagagliaio della macchina del ragazzo, ma nell’auto non è stata trovata alcuna arma da taglio. Forse il cavo è stato tagliato da qualcun altro?

Nemmeno l’autopsia, secondo i familiari, avrebbe chiarito i dubbi. Nessuno è riuscito a spiegare come mai Ivan, che avrebbe deciso di farla finita stringendosi intorno al collo il cavo di un microfono, sia stato trovato con le gambe flesse, quasi inginocchiato. E perché lo sgabello utilizzato per impiccarsi non presenta nessun segno, nessuna impronta?

Ora, come detto, l’ultima parola spetta al gip.



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