Traffico di droga nelle piazze di spaccio leccesi. Procura chiede condanne per oltre 150 anni di carcere

Dinanzi al gup Simona Panzera, ha preso il via il processo-costola dell’operazione “Vele” che si sta celebrando con il rito abbreviato.

La Procura presenta il conto ai 18 imputati coinvolti in un fiorente traffico di droga nelle piazze di spaccio leccesi.

Dinanzi al gup Simona Panzera, ha preso il via il processo-costola dell’operazione “Vele” che si sta celebrando con il rito abbreviato.

Il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha invocato complessivamente, oltre 150 anni di carcere.

Gli imputati

Nello specifico: 8 anni per Josè Bruno Acquaviva, 36enne leccese; 7 anni per Valerio Casarano, 26enne leccese; 13 anni per Davide Corlianò, 37enne leccese, detto “pili russu”; 5 anni e 6 mesi per il collaboratore di Giustizia Angelo Corrado, 38 anni, di Frigole, detto “uomo di mare”; 7 anni per Antonio Sebastian DellAnna, detto Sebi, 25 anni di San Cesario; 7 anni per Danilo De Tommasi, 30 anni leccese; 18 anni per Fernando Elia, detto, Poldo, 42enne di Lecce e Massimiliano Elia, 45 anni, di Lecce, detto Massimo; 4 anni per Carmine Mazzotta, 45enne leccese, detto Carmelo o ruessu; 5 anni per Salvatore Muscella, 56 anni di Corsano; 8 anni per Giuseppe Guido, 28 anni di Lecce; 8 anno per Cristian Leopizzi, 42 anni di Lecce; 8 anni per Lorenzo Paladini, 33 anni di Lecce; 11 anni per Nicola Pinto, detto Nico, 30 anni leccese; 13 anni per Stefano Rizzato, 27 anni di Lecce; 6 anni per Andrea Santoro, 28 anni di Lecce; 3 anni per Davide Solazzo, 28enne di Lequile; 8 anni per Michael Virgulto, 28enne leccese.

Il giudice ha rinviato l’udienza per il proseguimento della discussione.

Occorre ricordare che Corrado, De Tommasi, Massimiliano Elia, Guido e Acquaviva sono stati già arrestati nell’operazione antidroga “Vele”.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono difesi di fiducia, dagli avvocati: Giancarlo Dei Lazzaretti, Pantaleo Cannoletta, Sergio Luceri, Mariangela Calò, Raffaele Benfatto, Giuseppe De Luca; Giovanbattista Cervo, Antonio Savoia, Ladislao Massari, Stefano Metrangolo.

L’inchiesta

Le indagini sono state coordinate dal pm Guglielmo Cataldi della Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Lecce.

I fatti contestati si sarebbero verificati tra maggio del 2010 e settembre del 2015. Gli episodi di spaccio di marijuana, hashish e cocaina si sarebbero consumati prevalentemente nel quartiere di San Pio, nei pressi dell’obelisco, di un albergo e di un bar di Lecce.

Acquaviva, Casarano, Corlianò, Dell’Anna, Fernando e Massimiliano Elia (entrambi sono considerati i capi del sodalizio), Guido, Leopizzi, Paladini e Rizzato, rispondono di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, con l’aggravante di avere agevolato i clan mafiosi.

Anche a Corrado viene contestata la “mafiosita”, poiché, ritiene la Procura, avrebbe versato gli introiti del traffico di droga, al clan Briganti.

Invece, Muscella, De Tommasi, Corrado e Pinto sono accusati solo del reato associativo.

Santoro, Solazzo e Virgulto risultano infine coinvolti in singoli episodi di spaccio.

Non solo, poiché viene anche contestata lestorsione a Guido, Paladini, Corlianò e Rizzato. I due distinti episodi si sarebbero verificati nel periodo marzo/aprile del 2015 e consistiti nel farsi consegnare da clienti “morosi”, altrettante vetture come risarcimento per un debito di droga non onorato. Invece, il solo Virgulto risponde di tentata estorsione. Egli con una serie di messaggi minatori risalenti allo stesso periodo, del tipo “oggi se non vieni, vengo io, per forza Me servono”, avrebbe cercato d’intimidire un “cliente” reo di non avergli versato il corrispettivo della cessione di stupefacente.

Infine, Mazzotta e Virgulto, sono accusati di detenzione di arma da fuoco. Alla fine del 2014, dopo l’arresto di Mazzotta, la pistola custodita in casa, sarebbe stata prelevata da Virgulto e portata in luogo pubblico.