
Senza dubbio la rivoluzione mediatica più importante di questo millennio, Facebook compie oggi 15 anni. Dalla stanza del dormitorio di Harvard, il 4 febbraio 2004, ai 35.587 dipendenti del 2019, Mark Zuckerberg ha ridefinito le interazioni sociali di ogni tipo e ad ogni livello, dal piano più strettamente personale alle informazioni che quotidianamente sono tracciate dalle aziende.
Cavalcando l’onda della rivoluzione informatica, Facebook ha definitivamente imposto l’era dell’informazione 2.0, segnando un punto di svolta in moltissimi aspetti della società del primo ventennio del 2000.
Una crescita esponenziale
Ad un mese dal lancio, la metà degli studenti di Harvard era già iscritta, tanto da spingere il giovane americano a lasciare l’università per investire tutto sulla nuova attività. Nel 2008, a soli 4 anni di vita, Facebook passa i 100 milioni di iscritti, andando incontro ad una crescita esponenziale negli anni seguenti. 250 milioni nel luglio 2009, 500 milioni nel febbraio 2010, fino ad arrivare all’impressionante numero di 2.32 miliardi di utenti nel dicembre 2018.
La socialità dell’uomo 2.0
Il primo cambiamento, certamente il più evidente, che il social network di Zuckerberg ha portato è il modo in cui entriamo in contatto con gli altri. Questa rete fitta di connessioni possibili all’interno di una base di utenti senza paragoni ha inciso sul modo di approcciarsi agli amici da dietro lo schermo. E se l’uomo è un animale sociale è un’idea consolidata da ormai qualche millennio, è diventato istintivo condividere scatti della nostra routine e pensieri di ogni sorta. Il nuovo dono della parola a legioni di utenti (o a fare eco a qualcuno ben più polemico, forse non troppo, di imbecilli?).
Facebook fa le notizie, rompe le notizie, decide le notizie
Altrettanto indiscutibile è l’influenza che il social network, e i social dopo Facebook, ha nel campo dell’informazione che diventa a tutti gli effetti 2.0. A partire dal modo stesso di fare politica (i partiti che si concentrano sull’aspetto social hanno più probabilità di successo), il colosso informatico ha disegnato una maniera tutta nuova di fare informazione. La condivisione è a portata di tutti e il pericolo di una notizia falsa è costante. Oppure basti pensare al ruolo “rivoluzionario” che Facebook ha avuto nella Primavera Araba, da libro di storia.
Dati personali non più molto personali
I dati raccolti sul singolo utente sono il carburante di nuove analisi di mercato e di pubblicità mirate. Nell’era della scienza dell’analisi dei dati, siamo diventati più flessibili (e certo più inconsapevoli) nel condividere nome e cognome, preferenze. Non escludiamo Instagram e Whatsapp, ormai di proprietà di Zuckerberg. Facebook produce dati e vende dati, rimodellando l’interazione tra i singoli utenti e tra le aziende e il singolo utente. Non è un caso che molte delle questioni legali del network siano legate all’uso, non sempre chiaro, dei dati raccolti.
Tra alti e bassi, la rivoluzione mediatica e culturale iniziata dal filantropo americano ha (ri)definito gli ultimi 15 anni e probabilmente gli anni a venire. La compagnia da 160 miliardi di dollari viaggia verso nuove frontiere. Siamo consapevoli del cambiamento e di dove ci porterà?