Processo Bcc di Terra d’Otranto. Ex sindaco di Carmiano condannato per tentata concussione 

Per altri reati, contestati a Giancarlo Mazzotta ed ad altre cinque persone, i giudici hanno escluso le aggravanti mafiose e disposto l’assoluzione o il non luogo a procedere per prescrizione.

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Arriva la condanna, ma per un solo capo d’imputazione, nei confronti dell’ex sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta, al termine del processo sui presunti illeciti per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, del maggio 2014.

La sentenza è stata emessa, nel pomeriggio di oggi, dalla prima sezione collegiale (Presidente Roberto Tanisi, a latere Giovanna Piazzalunga ed Elena Coppola). I giudici  hanno inflitto la pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di tentata concussione nei confronti di Giancarlo Mazzotta 53enne di Carmiano, all’epoca dei fatti socio ed amministratore di fatto della banca.

Il reato di estorsione, invece, riqualificato in violenza privata ed escludendo le aggravanti del metodo mafioso, è stato dichiarato estinto per prescrizione ed i giudici hanno disposto il non luogo a procedere. Non solo, per l’ex sindaco di Carmiano, ma anche per Ennio Capozza, 68 anni di Lecce, nelle vesti, all’epoca dei fatti, di visurista a contratto per la banca; Giovanni Mazzotta, 58 anni di Monteroni, detto “Gianni Conad” e per Maria Grazia Taurino, 58 anni di Carmiano, addetta ai mutui.

E poi, i giudici hanno assolto “perché il fatto non sussiste”, Giancarlo Mazzotta, Giovanni Mazzotta e Saulle Politi, 51 anni di Monteroni (ritenuto dagli inquirenti  a capo dell’omonimo clan) dai reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di violenza privata, “perché il fatto non sussiste”.

Le richieste

Il pm Carmen Ruggiero, al termine della requisitoria tenutasi in una scorsa udienza, aveva invocato 8 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta; 3 anni per Ennio Capozza; 5 anni e 6 mesi per Luciano Gallo; 4 anni per Saulle Politi; 6 anni e 6 mesi per Giovanni Mazzotta, detto “Gianni Conad”; 2 anni e 6 mesi per Maria Grazia Taurino, 58 anni di Carmiano, addetta ai mutui. Il pm aveva però chiesto per Giancarlo Mazzotta e per Giovanni Mazzotta  l’assoluzione dal reato di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

Il pubblico ministero Carmen Ruggiero, nel corso della requisitoria, aveva ripercorso le varie tappe dell’inchiesta sul rinnovo, nel mese di maggio del 2014, del consiglio d’amministrazione della Banca di credito cooperativo Terra d’Otranto che sarebbe stato condizionato, secondo l’accusa, da ingerenze della Sacra Corona Unita.

L’ascolto del pentito

In un’altra udienza del processo, inoltre, era stato ascoltato in aula il collaboratore di giustizia, Tommaso Montedoro. Il pentito, assistito dall’avvocato Sergio Luceri, ha sostanzialmente confermato le dichiarazioni riportate nei verbali depositati in aula dal pm Ruggiero, nella  nella prima udienza. In particolare, di un incontro avvenuto in passato a Casarano con il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta. Il motivo del presunto appuntamento? Un prestito bancario per l’apertura di un centro commerciale nel Basso Salento, in cambio dell’appoggio in campagna elettorale. In realtà, come riferito dallo stesso pentito, dell’affare non se ne fece più niente.

Giancarlo Mazzotta, in altre udienze, è stato a sua volta ascoltato in aula ed ha smentito categoricamente di avere conosciuto e addirittura incontrato, Tommaso Montedoro.

Come detto  al termine del processo, Giancarlo Mazzotta è stato condannato soltanto per tentata concussione

Le accuse

Gli imputati rispondevano, a vario titolo ed in diversa misura, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata e consumata, tentata concussione.

Tra le parti civili comparivano l’ex deputato di Alleanza Nazionale, Achille Villani Miglietta (sarebbe stato accusato ingiustamente da alcuni imputati), assistito dall’avvocato Carlo Gervasi e  Giulio Ferrieri Caputi, il competitor di Dino Mazzotta per ottenere, all’epoca dei fatti, la Presidenza della banca, difeso dall’avvocato Gianluca D’Oria.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Pantaleo Cannoletta, Andrea Sambati, Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Carlo Sariconi, Laura Minosi, Federico Martella, Ladislao Massari, Antonio Savoia, Stefano Pati, Francesco Pino.

I difensori di Giancarlo Mazzotta, gli avvocati Andrea Sambati e Francesco Pino, potranno presentare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza (entro 90 giorni).

Al sindaco di Carmiano veniva contestato di aver favorito il fratello Dino per ottenere la presidenza a scapito dell’altro concorrente Giulio Ferrieri Caputi. In che modo? Attraverso svariate false autenticazioni delle firme dei soci per votare per la lista capeggiata da Dino Mazzotta.

L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri del Ros e della Compagnia di Campi Salentina. I fatti contestati (fino al 2014), occorre ricordare, si riferiscono al vecchio consiglio di amministrazione della banca.

Le dichiarazioni di Mazzotta, dopo la sentenza

 

“Con l’odierna sentenza, il Tribunale di Lecce ha nettamente riconosciuto la mia assoluta estraneità rispetto a qualsiasi sodalizio criminale, escludendo l’aggravante mafiosa contestata dalla Procura di Lecce ed assolvendomi da tutte le principali accuse del c.d. processo “Cerchio”. E Mazzotta continua, affermando: “Dopo che già il Giudice dell’udienza preliminare aveva escluso l’esistenza di indebite interferenze sull’assemblea della BCC in occasione delle elezioni del 2014, ecco che anche il Tribunale ha fatto giustizia di un infondato teorema accusatorio che per quasi dieci anni ha gettato discredito sulla mia reputazione di uomo, di imprenditore e di politico, con gravissime ripercussioni sulla mia vita personale, nonché sull’amministrazione del Comune di Carmiano e della Banca di Credito Cooperativo Terra d’Otranto”. 

Ed aggiunge: “Non entro nel merito dell’unico episodio per cui è stata affermata la mia responsabilità, trattandosi di un fatto che neppure la Procura aveva connotato in termini mafiosi e che riguarda unicamente conflitti interpersonali animati da storiche inimicizie. Anche per tale episodio, su cui sono state del resto acquisite testimonianze molto discordanti proprio nel corso del processo, confido peraltro di fare chiarezza nel successivo giudizio di appello”.

E conclude: “Ciò che oggi conta è che torno finalmente ad essere un uomo libero dal peso di un’accusa gravissima ed infamante che non mi appartiene, e che vede finalmente riconosciuto non solo la mia lontananza dalla cultura mafiosa, ma anche il mio attivo impegno proprio nel contrasto della criminalità organizzata: un impegno che ha sempre contraddistinto la mia attività pubblica e privata, come dimostrano – oltre all’assoluzione odierna – anche le ultime vicende giudiziarie relative alle operazioni antimafia che stanno ristabilendo la verità, e che vedono Giancarlo Mazzotta come persone offesa”.



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