
Era accusata, assieme al marito, di abusi sessuali sui figli minorenni e dopo la dura condanna in primo grado, arriva l‘assoluzione, “perché il fatto non sussiste“.
La Corte di Appello Sezione Promiscua ha, dunque, ribaltato la sentenza. I giudici hanno dichiarato prescritto un solo episodio minore. Annullato anche il risarcimento del danno in favore della parte civile.
Il padre, invece, inizialmente imputato con le stesse accuse, era stato, in corso di dibattimento, ritenuto “incapace d’intendere e di volere”. È stato comunque disposto il ricovero in una REMS (residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza) per 2 anni, invece di 5 come in primo grado.
I due imputati rispondevano di tre reati aggravati: violenza sessuale ed atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne. Il vice procuratore generale Claudio Oliva, aveva invocato la conferma della condanna di primo grado.
Il figlio della coppia era difeso dal curatore speciale, l’avvocato Cristina Pisacane, mentre la figlia ha nominato come proprio difensore, l’avvocato Laura Bruno.
L’imputata era difesa dall’avvocato Pompeo Demitri che esprime grande soddisfazione per l’assoluzione con formula piena della propria assistita. Il marito era difeso dal legale Speranza Faenza.
Il processo di primo grado
Ricordiamo che, due anni fa, il collegio della seconda sezione penale, aveva condannato la madre a 13 anni di reclusione. Il pm Giovanni Gagliotta aveva invocato 15 anni di carcere e concluso la propria durissima requisitoria, affermando che “nonostante lo stato di degrado sociale, nell’ambito del quale si sono svolte le violenze, nessuna attenuante può essere accordata, data la gravità dei fatti”.
Il pubblico ministro aveva riportato in aula alcune dichiarazioni, rese agli inquirenti, dei due figli della coppia come l’affermazione del minore “Gli adulti facevano cose sporchissime; si chiudevano in camera con noi e ci facevano fare delle cose sporchissime, a me e mia sorella”.
I due bambini, infatti, erano stati ascoltati già in fase d’indagini, attraverso l’incidente probatorio.
L’inchiesta
Secondo l’accusa, i genitori avrebbero costretto i propri due figli, un maschietto ed una femminuccia minori di dieci anni, a partecipare a “giochi perversi” nella loro camera da letto. Anzitutto, li avrebbero fatti spogliare e poi costretti a rapporti sessuali tra loro due e poi con gli stessi genitori, “invogliandoli” a riproporre gli stessi “comportamenti “con i propri coetanei.
I genitori erano anche accusati di atti sessuali nei confronti dei figli, consistenti in baci sul corpo, carezze nelle parti intime e “pratiche masturbatorie”. Non solo, la coppia si sarebbe esibita in atti sessuali dimostrativi in loro presenza. Gli episodi si sarebbero verificati a Casarano, fino al settembre del 2007.
La denuncia venne sporta da alcuni operatori di una Casa Famiglia del brindisino, presso la quale erano ospitati i due bambini, considerando lo stato d’indigenza della famiglia.
Tutte le suddette accuse, occorre ribadire, sono “cadute” al termine del processo di Appello, poiché i giudici hanno stabilito l’assoluzione piena dell’imputata, con la formula ” perché il fatto non sussiste”.