Coronavirus nelle carceri, il Sappe lancia l’allarme: “Agenti penitenziari lasciati al loro destino”

Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria denuncia tutta una serie di disfunzioni del sistema carcerario pugliese, con il personale costretto a lavorare in situazioni critiche.

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“Ancora una volta l’inadeguatezza delle Istituzioni  nell’affrontare delicate questioni sanitarie, stanno penalizzando servitori dello Stato che, invece di essere tutelati in questa battaglia al coronavirus, oltre a essere costretti  a combattere senza alcun mezzo di difesa, vengono pure abbandonati al loro destino”, sono queste parole di Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che denuncia l’ennesima disfunzione del sistema.

I fatti

“In data 12 marzo u.s. – prosegue Pilagatti – presso il carcere di Lecce una detenuta si è sentita male avvertendo i sintomi del coronavirus, la stessa, condotta in carcere qualche giorno prima insieme alla figlioletta, viene subito soccorsa dal personale femminile e da quello medico. Si procede immediatamente a praticare il tampone e il giorno dopo è ricoverata presso l’ospedale di Lecce poiché positiva.

Non hanno avuto la stessa fortuna le agenti che sono venute in contatto con lei. Sono state messe in quarantena nelle loro abitazioni a contatto con i familiari, senza sapere se fossero state contagiate o meno.

A questo punto l’efficiente macchina sanitaria che ha permesso alla detenuta di ricevere tutto e subito, si è fermata nel momento in cui si sarebbero dovute assistere le poliziotte che chiaramente sono molto preoccupate della situazione.

Così il 19 marzo (trascorsi sei giorni dall’evento) finalmente è stato fatto loro il tampone. A oggi, mercoledì 26 marzo (dopo 13 giorni) le agenti in questione non conoscono ancora la loro situazione sanitaria, poiché non hanno ricevuto ancora alcun esito”.

Una situazione vergognosa

“Il SAPPE – continua il segretario nazionale – ritiene vergognoso quanto accaduto e presto presenterà una denuncia alle autorità competenti, poiché è inaccettabile che prima si costringano i poliziotti a lavorare senza alcuna protezione e, successivamente, ci si disinteressi della loro sorte”.

La richiesta al capo della Protezione Civile

“Proprio il sindacato, nei giorni, scorsi aveva chiesto al Capo della Protezione Civile pugliese ed alle ASL di effettuare il tampone su tutti i poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri della regione, considerata la delicatezza di una situazione molto tesa e con i detenuti pronti a utilizzare la scusa di qualsiasi contagio per chiedere premialità di ogni tipo (amnistia, condono, detenzione domiciliare).

Una prova la si è avuta alcune settimane fa con gli istituti devastati e le evasioni di massa, ma quello che potrebbe accadere in caso di focolai all’interno dei penitenziari potrebbe scatenare l’apocalisse.

Invece nessuna prevenzione, nessuna dotazione adeguata di dispositivi individuali di sicurezza per consentire agli agenti di svolgere il loro lavoro con maggiore sicurezza, anche nell’interesse dei detenuti.

Abbiamo notizia, poi, che l’amministrazione penitenziaria in pompa magna ha pubblicizzato la realizzazione presso il carcere di Lecce di mascherine per creare le quali è stato utilizzato comune tessuto per confezionare vestiti, ma è normale tutto ciò?

Uno Stato serio in un momento così tragico e delicato, si può permettere di giocare con la salute di chi in prima linea rischia la vita?

Sia chiaro – conclude Pilagatti – in caso di eventi tragici, oltre all’amministrazione penitenziaria  che è in completo default, dovranno pagare anche i  responsabili politici e sanitari  regionali che si sono completamente disinteressati di cosa avviene nelle carceri pugliesi pur conoscendo la  gravità e la delicatezza della situazione”.



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