Cybershaming in Salento: insulti e minacce a studentesse minorenni. Indagato giovane salentino

Della vicenda si sta occupando anche la Procura ordinaria e ci sarebbe un altro sospettato, maggiorenne, su cui indagano gli inquirenti.

C’è un giovane indagato nell’inchiesta sul fenomeno dello cybershaming in Salento. Si tratta di un ragazzo del Nord Salento (appena maggiorenne). Il fascicolo è nelle mani del procuratore capo Simona Filoni e del sostituto procuratore Anna Carbonara della Procura dei Minorenni.

Il giovane iscritto nel registro degli indagati risponde delle accuse di divulgazione di materiale pornografico minorile, adescamento di minore, minacce e diffamazione.

L’indagato avrebbe diffuso le foto di alcune minorenni sui canali Telegram e avrebbe successivamente chiesto scusa alle vittime.

Nel frattempo, il pm ha disposto il sequestro di due cellulari. E nelle scorse ore, è stata conferita una consulenza informatica affidata all’ingegnere Tania De Benedittis. Il perito dovrà scremare il materiale contenuto nella memoria del dispositivo, al fine di verificare se vi siano elementi utili alle indagini. Verrano estratti video, foto, chat ed sms per la ricostruzione degli eventi.

L’indagato è assistito dall’avvocato Giuseppe Romano che si è affidato all’ingegnere Luigina Quarta per una consulenza tecnica di parte. I risultati della perizia saranno depositatati entro il termine stabilito di 60 giorni.

Una delle persone offese ha nominato il legale Roberto Oliva.

L’inchiesta, però, mira a risalire ad altri responsabili. Ed agli adepti dello sconcertante movimento ribattezzato “Ciukinismo” che inneggia alla violenza ed agli insulti verso le donne.

Della vicenda si sta occupando anche la Procura ordinaria e ci sarebbe un altro sospettato su cui indagano gli inquirenti.

L’inchiesta sul fenomeno denominato cybershaming è scattata dopo la segnalazione di almeno otto studentesse prese di mira con offese e commenti sessisti su sette canali del social network Telegram, successivamente rimosse.

Le vittime salentine sono venute a conoscenza di essere finite su quel sito e di essere divenute bersaglio di insulti di numerosi utenti, attraverso il classico passaparola.

Fondamentale è stata anche la collaborazione di Anonymus (raggruppamento di attivisti hacker). Tante le frasi “incriminate”, postate accanto alle loro foto, in base a quanto denunciato alla Polizia Postale. Ad esempio: “Ti punto una pistola in faccia” E ancora, “Ti prendo a sberle fino a decapitarti”. E poi, “anoressica, ti prenderei a coltellate” presenti su Telegram sono state adesso rimosse.



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