“Denaro all’associazione mafiosa”, il Riesame sull’ex assessore di Sogliano Luciano Magnolo

Il relatore Silvio Piccinno ritiene “Concreto ed attuale il pericolo di reiterazione del reato” poiché l’indagato è nella condizione “di influire anche dall’esterno sia sulla vita della pubblica amministrazione sia di Sogliano che di altre pubbliche istituzioni”.

Il Riesame accoglie la tesi della Procura, che nell’inchiesta “Contatto” accusa l’ex assessore di Sogliano Cavour Luciano Magnolo, di concorso esterno in associazione mafiosa. Il relatore Silvio Piccinno, nell’ordinanza con cui rigetta il ricorso della difesa, indica le motivazioni.

L’ordinanza del Riesame

Afferma il giudice che: “La condotta di concorrente nella predetta associazione …..è eloquentemente dimostrata dalla conversazione svoltasi all’interno dell’autovettura di Antonaci Giuseppe, nel corso della quale, Antonio Cianci spiega a quest’ultimo che ha dovuto punirlo per aver egli danneggiato la vettura di Magnolo Luciano, ritenuto dall’associazione un “intoccabile” per il suo costante finanziamento della cosca galatinese ed in particolare di Michele Coluccia.”

Riguardo i rapporti tra Magnolo e “Michelino”(Michele Coluccia ndr), i difensori Giuseppe e Michele Bonsegna hanno invece, ritenuto in sede discussione come i diecimila euro, “passati” al mese a quest’ultimo sarebbero frutto di estorsione e non di dazione volontaria. Il giudice del Riesame invece sostiene che la frase proferita dagli affiliati al clan “adesso il pollo di turno è quello”, indica semplicemente “l’approfittamento della disponibilità di chi mediante tale esborso, intende trarre vantaggio dalla vicinanza ad un gruppo che esercita l’egemonia sul territorio.”

Il relatore Piccinno ritiene alla luce di queste considerazioni, “concreto ed attuale il pericolo di reiterazione del reato” da parte di Luciano Magnolo, sottolineando che ” il consistente consenso elettorale conseguito pongono in condizione il medesimo di influire anche dall’esterno sia sulla vita della pubblica amministrazione sia del comune di Sogliano che di altre pubbliche istituzione.”

La tesi della difesa

Luciano Biagio Magnolo, nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha negato sdegnosamente di aver mai fornito aiuti esterni al clan. Inoltre, ha dichiarato di non conoscere i Coluccia o altri componenti dell’associazione mafiosa. Dunque, nessuna somma di denaro alle famiglie dei detenuti né promesse di posti di lavoro agli affiliati.

La difesa ha impugnato l’ordinanza del gip Edoardo D’Ambrosio che ha disposto gli arresti domiciliari per Magnolo.

L’inchiesta

Le indagini condotte dal pm Roberta Licci si sono avvalse anche di alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali.  Anzitutto, in una conversazione tra Antonio Cianci ed Emiliano Pedone, il primo racconta di avere picchiato Luciano Magnolo poiché questi non aveva ancora mantenuto la promessa di trovare un lavoro alla madre, in quel periodo ristretta ai domiciliari.

Inoltre, sarebbe documentato un incontro con l’assessore presso una stazione di servizio di cui è il titolare. Nel corso dello stesso, si discuterebbe sia del danneggiamento dell’auto di Magnolo, che sulle percosse subite da quest’ultimo in precedenza per mano di Cianci. L’ex assessore, secondo l’interpretazione degli inquirenti, assicurerebbe  che presto Magnolo Carmela (nonostante il cognome non sono parenti) avrà un lavoro grazie al quale potrà lasciare l’abitazione in cui è ristretta ai domiciliari, riacquistando in parte la libertà. Invece l’autore del gesto intimidatorio nei confronti di Magnolo verrà punito dal clan e schiaffeggiato.

Inoltre, Magnolo è accusato dalla Procura della  “concessione di contributi economici in favore di affiliati al clan e loro familiari per gli anni 2012 e 2013…in totale violazione dei principi di terzietà ed imparzialità della pubblica amministrazione”

Riguardo l’accusa di “corruzione per atti contrari al dovere di ufficio” occorre precisare che il gip non ha condiviso la tesi accusatoria, “per mancanza di gravità indiziaria”.



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