Sesso, gelosia e sangue (blu). Il delitto Casati Stampa e i retroscena a luci rosse

Il 30 agosto 1970 il marchese Camillo Casati Stampa uccise la moglie Anna Fallarino e il giovane amante Massimo Minorenti. Poi si tolse la vita. Un delitto che svelò altri segreti

30 agosto 1970. Ai Parioli, nella Roma-bene, c’è il silenzio tipico di una sera di fine estate. Erano da poco passate le 19.00, quando la quiete fu interrotta da alcuni rumori che provenivano da via Puccini. Sembravano i “botti” delle bottiglie di champagne che il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, un rampollo di una delle più antiche famiglie nobiliari milanesi, era solito stappare nell’attico al terzo piano del palazzo al civico numero 9. Erano i colpi di un fucile, una carabina Browning calibro 12, con cui «Camillino», come lo chiamavano gli amici, aveva ucciso la moglie, la marchesa Anna Fallarino e il suo giovane amante, Massimo Minorenti, uno studente di scienze politiche che non aveva mai dato un esame. L’ultimo proiettile in canna lo aveva usato per togliersi la vita.

Un omicidio-suicidio che sconvolse l’Italia dell’epoca, non solo per i nomi eccellenti coinvolti in quella che sembrava una tragedia familiare dettata dalla gelosia, ma per i retroscena «a luci rosse» del delitto, macchiato di sesso, tradimenti, menage a trois e sangue blu. Per mesi, ha occupato le pagine dei giornali con particolari hot, pettegolezzi scabrosi e commenti al veleno. Mai era stata dedicata tanta attenzione ad un caso di cronaca nera.

Una storia d’amore e segreti

Camillo e Anna erano stati amanti – lui era sposato con la ballerina napoletana Letizia Izzo, conosciuta con il nome d’arte di Lidia Holt. Lei, attrice mancata, con l’ingegnere Giuseppe “Peppino” Drommii, padrone di una piccola industria alimentare e migliore amico del Marchese – ma la passione scoppiata a Cannes era stata così ardente che Casati-Stampa spese una fortuna (si mormora un miliardo delle vecchie lire) per ottenere l’annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota. Fu durante il romantico viaggio di nozze a Capri che Camillo rivelò il suo segreto: amava “concedere” la moglie a giovani di bell’aspetto da lui scelti e pagati. E amava restare ad osservare, riservandosi la possibilità di scattare fotografie. «Mi è costato trentamila lire, ma ne valeva la pena» si legge nel suo diario personale, un quaderno foderato di raso verde, dove fissava i momenti di trasgressione.

Il sesso con altri uomini prezzolati non era mai stato un problema, faceva parte del “gioco”, dove i sentimenti non erano ammessi. Durò a lungo, senza mai uno scandalo.

L’incontro con Massimo Minorenti

Durò fino a quando la gelosia non ha cominciato ad insinuarsi nel rapporto di coppia. L’ultimo amante Massimo Minorenti, già noto alle cronache mondane per una presunta relazione con Lola Falana e pagato per avere rapporti con Anna, forse era diventato qualcosa in più. E il Marchese se n’era accorto. «…È la prima volta che mia moglie mi tradisce con il cuore, ma sono sicuro che le passerà» avrebbe detto ad una cena con gli amici.

Anna e Massimo si incontrano di nascosto, lontano da occhi indiscreti. Camillino lo scopre. Sul diario parla della moglie come «la più grande delusione» della sua vita. Definisce quello che gli ha fatto schifo, piccineria, voltastomaco. «Pensavo che fossimo l’unica coppia legata veramente, e invece…».

Il delitto di via Puccini

Camillino, regista silenzioso dei tradimenti della consorte, non riusciva a sopportare che la sua amata Anna avesse perso la tresibonda per quel giovane bello e squattrinato e che, forse, stava meditando di lasciarlo. Anche questo è stato detto, che la dama e il suo toy boy, come allora ancora non si usava dire, si erano innamorati e volevano scappare. Forse non era così, forse semplicemente Anna non ce la fa più.

Tutto finì in quella calda sera di fine estate, quando il marchese tornò nel superattico con vista su Villa Borghese da una battuta di caccia a Valdagno e ordinò ad un cameriere di non disturbare. I domestici rispettavano religiosamente gli ordini del marchese, lo temevano molto. Seduto alla scrivania scrive un biglietto: “Muoio perché non posso sopportare il tuo amore per un altro uomo. Quel che faccio lo devo fare. Perdonami. E qualche volta vienimi a trovare“. Pensa di farla finita. Alla fine andò diversamente.

Spara prima alla moglie, trovata seduta sul divano, con le gambe incrociate e le mani in grembo. Neanche la morte aveva scalfito la sua bellezza, se non fosse per la macchia di sangue sulla camicetta sembrava ancora viva. Poi tocca all’amante che aveva giaceva raggomitolato a braccia conserte in una pozza di sangue dietro un tavolino che aveva usato come scudo. L’ultimo colpo lo aveva usato per suicidarsi. Sei in tutto.

Quando la Polizia fa irruzione l’arma era ancora sulla poltrona che il nobiluomo aveva usato per puntarsi il fucile sotto il mento. Lui, lei, l’altro. Una tragedia passionale, sembrava un caso pronto per essere archiviato. Ma chiusa in un cassetto c’era un’altra verità: spuntano fuori 1500 immagini di Anna, ripresa nuda, in pose hot, durante focose performance con sconosciuti.

Sul foglietto di un calendario che raffigurava una donna nuda, Casati-Stampa aveva scritto l’ultimo messaggio, disperato: «Muoio perché non posso sopportare il tuo amore per un altro uomo».

Tutti i giornali gridano allo scandalo. Molti fecero a gara per pubblicare le foto erotiche della marchesa o le pagine del diario personale usate per titoli a caratteri cubitali. Non si parlava d’altro che del delitto di via Puccini. C



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