Un’indagine partita da due omicidi compiuti nel 2018, i dettagli dell’Operazione “La Svolta 2.0”

L’origine va individuata in due episodi di sangue, l’omicidio di Manuele Cesari a febbraio e l’uccisione di Francesco Luigi Fasano a luglio.

auto-carabinieri

Il supporto di un elicottero del 6° Nec di Bari, 2 unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Modugno e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Puglia, per un totale di 120 unità e 70 mezzi. Sono queste le risorse impiegate dai militari dell’Arma nel corso dell’operazione denominata “La svolta 2.0” che, alle prime luci dell’alba di oggi, ha portato gli uomini della “Benemerita” a eseguire 23 provvedimenti cautelari nei confronti di altrettante persone (emessi dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lecce, Sergio Tosi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia), di cui 8 in carcere e 15 agli arresti domiciliari, indagate a vario titolo per: “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “concorso in duplice tentato omicidio”, “porto e detenzione abusiva di armi”, “detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti”, “estorsione” e “tentata estorsione”..

Custodia in carcere

A finire in carcere sono stati: Bevilacqua Rocco detto “Fettina”, nato a Casarano, 30enne; Caputo Salvatore detto “U nanu”, nato a Casarano, 43enne; Stefanelli Paolo detto “Mangone”, nato a Tricase, 39enne; Bevilacqua Antonio detto “Fettina”, nato a Casarano 62enne; Librando Ferdinando nato a Borgomanero, in provincia di Novara, 54enne; Manni Luciano detto “Barbetta”, nato a Melissano, 68enne; Manni Maicol Andrea nato a Casarano, 29enne e Rizzo Angelo nato a Nardò, 25enne.

Arresti domiciliari

Sono finiti ai domiciliari, invece: Caputo Diego Antonio, nato a Casarano, 25enne; Caputo Paola, nata a Hilden in Germania, 38enne; Causo Fabio Antonio, nato a Melissano, 64enne; Cazzato Matteo, nato a Gagliano del Capo, 29enne; Cazzato Rosario, nato a Melissano, 59enne; Ciurlia Stefano, nato a Tricase 42enne; Micaletto Natashia, nata a Casarano, 28enne; Pizzi Giuliano, detto “Tigna”, nato a Ugento, 60enne; Pizzolante Gianluca, nato a Ugento, 45enne; Scorrano Ottavio Salvatore, nato a Casarano 35enne; Spennato Caterina, nata a Casarano, 28enne; Stamerra Beniamino, nato a Muri in Svizzera, 36enne; Tarantino Luca detto “Quartara”, nato in svizzera, 28enne; Vacca Vito Paolo, nato a Casarano, 25enne e Venosa Tommasa Isabella, nata a Gallipoli, 40enne.

Gli indagati

Invece, sono indagati a piede libero: P.B., 34 anni di Melissano; M. G., 24 anni di Racale; B. M., 52 anni, D.M. ,41 anni, L.M., 68 anni, L.P., 39 anni; L.R, 38 anni, G.V. 50 anni, tutti di Melissano.

Le indagini

L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagate complessivamente 30 persone, è stata condotta dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale in collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia di Casarano dal marzo 2018.

L’operazione La Svolta 2.0”, costituisce lo sviluppo di una complessa, intensa e tempestiva attività di indagine dalla straordinaria importanza tesa a individuare e tracciare esattamente l’organigramma associativo di questa organizzazione operante a Melissano e comuni nei limitrofi.

I fatti

L’origine dell’indagine va individuata nei due episodi di sangue che hanno interessato Melissano il 21 febbraio 2018, con l’omicidio di Manuele Cesari (di fatto deceduto, dopo la sua gambizzazione, il 27 febbraio dopo una degenza in ospedale durata 6 giorni) e il 24 luglio dello stesso anno, con l’uccisione di Francesco Luigi Fasano; episodi segnati in maniera risolutiva dalla frattura interna al clan capeggiato dai gemelli  Antonio e Ferdinando Librando, maturata nell’ambito della spartizione per il controllo del traffico degli stupefacenti sul territorio di riferimento e che ne costituiva il su“core business”.

Le risultanze investigative hanno evidenziato la scissione della compagine melissanese, fino ad allora guidata da Manuele Cesari che, in seguito alla sua morte e i contrasti tra i sodali, ha portato alla creazione di due fazioni/gruppi con la conseguente riorganizzazione di due consorterie criminali; nello specifico il gruppo “Barbetta” (costituito da Luciano Manni e i figli Daniele e Maicol Andrea), che si contrappone a quello di Pietro Bevilacqua e Biagio Manni, legate comunque alla famiglia Librando.

Durante “il riassetto”, il giovanissimo Francesco Luigi Fasano era rimasto legato alla famiglia Bevilacqua, in virtù di una storica amicizia sin dai tempi dell’infanzia.

L’attività tecnico-investigativa ha consentito di documentare l’estrema operatività del clan al cui vertice si poneva Antonio Librando, già condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso, promotore di un legame criminale operante su Melissano, che si è avvalso di Luciano Manni (già condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso), Daniele e Maicol Andrea Manni, Angelo Rizzo, Gianni Vantaggiato (condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso ed omicidio), Luca Piscopiello, Luca Rimo, contrapposto alla consorteria criminale scissa, in via di formazione, promossa da Biagio Manni (condannato per omicidio) con associati Pietro Bevilacqua e il deceduto Francesco Luigi Fasano.

L’associazione in questione è stata particolarmente attenta negli atteggiamenti e nei linguaggi, oltre che negli spostamenti e nelle tecniche di avvicinamento e comunicazione da utilizzare quando entravano in contatto tra loro, denotando una elevata caratura criminale anche dal punto di vista organizzativo.

Nel corso delle conversazioni telefoniche, grazie una fitta rete di telefoni dedicati ed e ambientali è emersa, infatti, un accurato studio anche per l’individuazione dei luoghi in cui effettuare gli incontri, atteso lo status giuridico di alcuni degli indagati sottoposti alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Nel corso delle conversazioni telefoniche gli interlocutori hanno utilizzato un linguaggio criptico finalizzato a mantenere riservata la loro identità e quella degli altri, attribuendosi ognuno, nelle stesse, un nome in codice.

L’acuirsi delle diatribe interne in seno ai due gruppi dell’associazione hanno portato a una guerra in cui le vittime designate erano, in maniera indistinta, gli appartenenti all’una o all’altra fazione, tensioni e prese di posizione per la conquista di posizioni gerarchiche da rivestire all’interno dell’associazione per il controllo dell’attività di approvvigionamento e distribuzione della droga e per la spartizione dei compensi spettanti per tale mansione.

Tali contese hanno determinato l’ira tra i gruppi Luciano Manni “Barbetta” e Pietro Bevilacqua-Biagio Manni, entrambi disposti a uccidere, al punto che, per raggiungere questo scopo hanno posto in essere un sistema di “controllo” basato sul pedinamento della persona appartenente al gruppo rivale con veri e propri servizi di osservazione anche notturna e dove, alla prima occasione, si sarebbe proceduto all’eliminazione, se ce ne fosse stata l’opportunità.

In questo clima venutosi a creare, il primo omicidio è avvenuto il  19 luglio 2018, quando, il gruppo “Barbetta” esplose diversi colpi di arma da fuoco all’indirizzo di Pietro Bevilacqua e Francesco Luigi Fasano, che scamparono miracolosamente alla morte riuscendo a trovare riparo dietro le lamiere delle proprie autovetture; il gesto scatenò l’ira di Biagio Manni che, insieme a Pietro Bevilacqua, iniziò a pianificare la controffensiva da una località protetta e nota esclusivamente ai sodali di quel gruppo.

In tale questo contesto, è stato pianificato l’agguato mortale ai danni di Francesco Luigi Fasano, perpetrato in concorso da Daniele Manni e Angelo Rizzo, divenuto vittima designata poiché facente parte del gruppo antagonista operante a Melissano.

È stato dimostrato, inoltre, come alcuni degli indagati fossero in possesso di armi da fuoco e avessero piena conoscenza delle modalità con cui procurale nel mercato clandestino.

Dopo l’esecuzione dei dieci fermi nel luglio del 2018, l’indagine è proseguita proprio nella convinzione degli investigatori dell’Arma e della Procura Antimafia di Lecce che fosse necessario fermare e azzerare i vertici dei due gruppi per scongiurare il pericolo di ulteriori atti ritorsivi.

Le intercettazioni sono proseguite sia in carcere, per i soggetti colpiti da fermo, sia a carico di ulteriori sodali e persone connesse che non erano state colpite dalla misura cautelare.

Le risultanze investigative

Il quadro che si è delineato nei mesi successivi ha consentito di rafforzare gli elementi raccolti sul carattere criminale dell’associazione. L’attività è stata confermata anche da riscontri sul campo che hanno consentito ai Carabinieri di recuperare le sostanze stupefacenti cedute e arrestare Salvatore Caputo, Michael Gaetani e Rosario Cazzato e denunciare, in stato di libertà, altre due persone, rafforzando in questo modo il quadro indiziario della prima trance investigativa.

Anche in questo caso il “core business” dell’associazione si è rivelato il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti con notevoli introiti economici per i vertici associativi.

I reati contestati

A Luciano Manni, Maicol Andrea Manni e Angelo Rizzo (che allo stato del fermo non erano stati identificati) in concorso con Daniele Manni (giudicato separatamente) viene contestato il tentato omicidio nei confronti di Pietro Bevilacqua e Francesco Luigi Fasano e il porto illegale di arma da fuoco; viene rafforzata la contestazione del traffico e spaccio di stupefacenti inserendo nel sodalizio anche Antonio Bevilacqua,  Rocco Bevilacqua, Salvatore Caputo, Fabio Antonio Causo, Rosario Cazzato, Matteo Cazzato, Stefano Ciurlia, Ottavio Salvatore Scorrano e Beniamino Stamerra (oltre ai dieci fermati giudicati separatamente); gli artt. 110, 81 del Codice Penale e 73 c. 1 del Dpr 309.90 nei confronti di Antonio Bevolacqua, Pietro Bevilacqua, Rocco Bevilacqua, Diego Antonio Caputo, Paola Caputo, Salvatore Caputo, Matteo Cazzato, Rosario Cazzato, Fabio Antonio Causo, Stefano Ciurlia, Daniele Manni, Maicol Andrea Manni, Luca Piscopiello, Luca Rimo, Angelo Rizzo, Ottavio Salvatore Scorrano, Bdniamino Stamerra, Isabella Tommasa Venosa, Caterina Spennato, Giuliano Pizzi, Paolo Stefanelli, Luca Tarantino, Gianluca Pizzolante, Vito Paolo Vacca e Michel Gaetan; gli artt. 81, 56 e 629 del Codice Penale (tentata estorsione ed estorsione) a carico a carico di Paolo Stefanelli al fine di ottenere il pagamento di forniture di stupefacente.

Nel corso delle indagini, oltre agli arresti e ai fermi, sono stati svolti numerosi riscontri con sequestro di droga (cocaina, eroina, hashish e marijuana) a carico di acquirenti e assuntori con altrettante segnalazioni alle prefetture  competenti (ex art. 75 Dpr 309/90); la strategia investigativa messa in atto (di non scoprirsi troppo sul territorio con operazioni antidroga eclatanti) per non compromettere il prosieguo dell’attività e raggiungere il duplice obiettivo di perseguire i due omicidi e disarticolare i due gruppi criminali, si è rivelata vincente.



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