Dichiarò il falso nell’autocerticazione durante il lockdown? Il giudice: “non è reato”. Assolto l’imputato

La vicenda risale a marzo del 2020, quando la Puglia era in zona rossa, nel pieno della prima ondata da Covid-19.

Arriva l’assoluzione per un 78enne accusato di aver dichiarato il falso nell’autocertificazione per documentare il rispetto delle prescrizioni Covid-19, durante il primo lockdown, nel periodo in cui la Puglia si trovava in zona rossa.

Il giudice monocratico Stefano Sernia, richiamando l’articolo 129 del codice penale, ha assolto in via preliminare, un 78enne della provincia di Benevento, che si trovava in quel periodo a Sannicola, dal reato di falsità ideologica commessa da privato, “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Il giudice ha dunque accolto la tesi difensiva avanzata dall’avvocato Giuseppe Sessa.

Si tratta di una sentenza sulla dibattuta questione delle autocertificazioni, destinata a fare giurisprudenza.

I fatti

La vicenda risale a marzo del 2020, quando la Puglia era in zona rossa, nel pieno della prima ondata da covid -19. Il 78enne era stato fermato dai carabinieri ed aveva esibito l’autocerticazione, dichiarando di alloggiare presso una struttura ricettiva della zona a “prezzo di favore”. In realtà, in un altro atto amministrativo sarebbe emerso che l’uomo alloggiava presso la suddetta struttura a “titolo gratuito”. Quindi sarebbe emersa l’ipotesi di falso e il 78enne successivamente era finito sotto processo.

Secondo il giudice Sernia, nella sentenza di assoluzione, va rilevato come: “nessuna disposizione di rango primario o anche solo secondario, ma avente valore normativo abbia previsto che i cittadini dovessero o potessero giustificare con dichiarazione sostitutiva le ragioni dell’allontamento dalla propria abitazione, quando questo era condizionato alla ricorrenza di motivi giustificatori”. E il giudice sottolinea che “l’autodichiarazione in oggetto non è prevista da alcuna fonte normativa“.