Voto di scambio politico-mafioso? Antonio Megha lascia l’incarico di assessore al Comune di Neviano

Invece, nella giornata di domani, si terrà in modalità “da remoto”, l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Sergio Tosi, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari

Dopo l’arresto con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, l’avvocato Antonio Megha lascia l’incarico di assessore alla cultura del Comune di Neviano.

Il 62enne ha presentato le dimissioni nella giornata ieri (sono state protocollate questa mattina), dopo aver ricevuto la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Invece, domattina, si terrà, in modalità da remoto l’interrogatorio di garanzia.

Antonio Megha, assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto, potrà rispondere alle domande del giudice e fornire la propria versione dei fatti o avvalersi della facoltà di non rispondere.

La vicenda che riguarda Megha, rivelerebbe secondo il gip Tosi, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato a 15 arresti: “la compenetrazione nel tessuto economico-sociale per cui è il politico che si rivolge direttamente al mafioso riconoscendone la capacità di attrarre consenso sociale per assicurarsi il risultato elettorale”.

Dalle indagini, coordinate dal pm Carmen Ruggiero della Dda, è venuto a galla un “patto di scambio politico-mafioso”. E nello specifico, “l’infiltrazione dell’organizzazione mafiosa nell’apparato amministrativo del Comune di Neviano mediante l’inserimento di soggetti di diretta espressione del clan Coluccia”.

In una conversazione, Megha riferiva di avere condiviso l’intenzione del mediatore Nicola Giangreco di rivolgersi al clan e di rendersi disponibile a soddisfare ogni loro richiesta, mentre Michele Coluccia gli garantiva cinquanta voti: “comunque gli ho detto le cose, gli ho detto guarda poi, dimmi… io che devo fare, perchè… non è che, per regolarmi che devo fare per voi, ha detto se è per noi … se è… ci sentiamo…. dice,  PERÒ HA DETTO NON PIÙ DI CINQUANTA VOTI TI POSSIAMO GARANTIRE, ho detto, sono tanti dico!”. Nel prosieguo, Megha precisava che in cambio dei cinquanta voti si era impegnato a corrispondere la somma di 3.000 euro nonché a rappresentare i loro interessi nel territorio calabrese adempiendo a qualsiasi incombenza.

Ed appare evidente, secondo il gip, che la successiva visita di Giangreco a Michele Coluccia. fosse finalizzata alla consegna della prima tranche di denaro corrisposta dall’assessore comunale, in cambio dei voti procacciati nelle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 per la sua rielezione nel consiglio comunale di Neviano.

E in questo contesto, secondo il giudice, va inquadrata la richiesta di Giangreco di agevolare l’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda che operava nel settore della raccolta dei rifiuti urbani sui territori di Aradeo, Neviano, Collepasso e altri comuni, come emerge da una conversazione intercettata.