Sviene al Fazzi, ma nessuno la porta al Pronto Soccorso. La storia di Diana: ‘Andavano tutti di corsa e dal 118 pensavano fosse uno scherzo’

A raccontarci la sua disavventura una lettrice di leccenews24.it. Si è sentita male all’interno dell’Ospedale ma non ha trovato nessuno che volesse accompagnarla all’adiacente Pronto Soccorso

Avevamo raccontato l’altro giorno il bellissimo esempio di abnegazione al proprio mestiere dei vigilantes del Vito Fazzi di Lecce che avevano salvato la vita ad uomo grazie proprio all’attenzione dimostrata nei confronti delle persone.

Come ricorderete, un anziano, terminate le visite al nosocomio leccese, si stava dirigendo al parcheggio dell’ospedale ma passando proprio dalla portineria dei vigilantes si era accasciato avendo avuto dei giramenti di testa.

Alla proposta degli uomini in divisa di accompagnarlo al Pronto Soccorso, l’uomo, temendo probabilmente il ricovero, aveva dichiarato di sentirsi meglio e di volersene andare.

Ma il vigilante di turno, anziché dare per scontata la sua risposta, aveva seguito l’anziano uomo nel parcheggio e lo aveva visto accasciarsi al suolo in prossimità della sua autovettura. Immediatamente era scattata la chiamata al 118 e tutto si era risolto per il meglio.

Sulla pagina facebook di leccenews24.it tante le attestazioni di stima e di affetto nei confronti degli uomini della Ggs ma tra tutti i commenti anche il racconto, purtroppo, di una vicenda di segno opposto e contrario.

Il racconto ‘assurdo’ di Diana

A raccontarlo a leccenews24.it è Diana: «Dopo un esame diagnostico con biopsia fatto in day hospital mi sono stati consegnati i campioni da portare al Laboratorio Pignatelli (perché a quanto pare il laboratorio di anatomia patologica del Fazzi al momento non è attrezzato per fare questi esami) e dopo essere scesa con l’ascensore a pian terreno mi sono sentita male. Ho avvertito forti dolori all’addome e un malessere generale con senso di svenimento continuo. Mi sono seduta in una saletta d’attesa (ironia della sorte proprio vicino al reparto rianimazione…) e mia madre ha cominciato a fermare infermieri, volontari e medici che passavano di là vicino. Non ci crederete, ma vi giuro che non si è fermato nessuno di essi, andavano tutti di fretta, tutti di corsa e tutti rispondevano che non erano di quel piano  e che non potevano aiutarla…

Dopo vari tentativi di fermare qualcuno, mia madre ha deciso di chiamare il 118. Io ormai ero priva di sensi e non acquistavo più conoscenza.

Beh, anche qui, una storia tutta surreale. In un primo momento credevano che si trattasse di uno scherzo dal momento che la telefonata proveniva dall’interno dell’ospedale. Solo dopo che mia madre con una certa foga ha spiegato che non era uno scherza, che sua figlia era quasi svenuta e che si dovevano sbrigare, hanno pensato bene di raggiungermi e di prendermi in carico.

Ma mia madre più volte ha dovuto ribadire che non poteva lasciarmi sola lì, accasciata e priva di sensi, per raggiungere il Pronto Soccorso e chiamarli di persona, vis a vis.

Alla fine, il personale è giunto con la barella dalle porte interne e mi ha portato al Pronto Soccorso».

Insomma per una bella storia che abbiamo raccontato ecco che abbiamo subito dovuto fare marcia indietro. La sanità in Italia e nel Salento va come va. E le cause sono tante. Troppe.



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