La Procura chiede 11 condanne per oltre un secolo di carcere, dopo l’inchiesta relativa ad un vasto giro di droga, estorsioni, armi ed usura nel territorio neretino. Nella mattinata di oggi, dinanzi al gup Angelo Zizzari, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, si è tenuto il processo con rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo).
Il pubblico ministero Carmen Ruggiero della Direzione Distrettuale Antimafia, attraverso un’articolata memoria depositata in giornata, ha chiesto le seguenti condanne: 18 anni di reclusione Roberto Longo, 56 anni, ritenuto a capo dell’organizzazione; 16 anni e 7 mesi per Roberto Giammarruto, detto Robertino, 31enne; 16 anni per Lorenzo Grillo, 43enne; 11 anni e 4 mesi per Giulio Falconieri, detto Antaro, 35enne; 10 anni e 7 mesi per Fernando De Mitri, 37enne e Sergio Spenga, 39enne; 10 anni e 5 mesi per Alex Mazzarella, 39enne; 10 anni per Alessio Farhat, 29 anni (tutti di Nardò). E poi, chiesti 10 anni per Antony Fracella, 32 anni (residente a Galatone) ed 8 anni per Chiara Marzano, 27 anni di Nardò e per Gianluca Sanasi, detto Luca, 46enne, anch’egli di Nardò.
Gli imputati rispondono, a vario titolo ed in diversa misura, delle ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla commercializzazione di sostanze stupefacenti, detenzione di armi, estorsione ed usura.
Sono assistiti dagli avvocati Andrea Frassanito, Giampiero Geusa, Giuseppe Bonsegna, Stefano Pati, Tommaso Valente, Stefano Prontera, Antonio Palumbo, Ladislao Massari.
La prossima udienza è fissata per il 23 giugno, quando termineranno le arringhe difensive. La sentenza del giudice Angelo Zizzari è invece prevista per il 7 luglio.
L’inchiesta
I pagamenti per l’acquisto della droga (soprattutto cocaina e marijuana) sarebbero avvenuti su carte prepagate, intestate a persone difficilmente identificabili o reperibili.
Ad alcuni imputati sono contestate, inoltre, azioni punitive, con aggressioni fisiche ed a volte con l’uso di armi, nei confronti di chi non osservava le regole dell’associazione o di chi non pagava per tempo la droga acquistata.
A Giammarruto e De Mitri viene attribuita anche un’estorsione, ad un acquirente della droga a cui è stata portata via l’autovettura.
Infine, nei confronti del solo Giammarruto, è stata avanzata l’ipotesi del reato di usura, in quanto gli investigatori ritengono di aver documentato, in ben sei episodi, il pagamento da parte di un imprenditore neretino, di interessi vertiginosi a fronte di somme ricevute in prestito (circa 10/12mila euro).
In seguito per molti di loro, arrivò il decreto di giudizio immediato a firma del gip Giulia Proto. Dopo la richiesta di rito abbreviato si è poi giunti alla celebrazione del processo odierno.
Le indagini, avviate nell’estate del 2019, condotte dai poliziotti del commissariato di Nardò e della Questura di Lecce e culminate in nove arresti nell’aprile del 2022, hanno riguardato un’organizzazione operativa nella provincia di Lecce, specificatamente nell’area neretina dove Giuseppe Durante, detto “Pippi” (condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’assessore del Comune di Nardò, Renata Fonte) e Marcello Dell’Anna (la cui appartenenza alla criminalità organizzata sarebbe stata riconosciuta con sentenze passate in giudicato), sono considerati i referenti della Sacra Corona Unita, con ruoli direttivi.
