“In Puglia le carceri scoppiano, altrove sono vuote. E intanto paghiamo per risarcire i detenuti”. Il grido d’allarme del Sappe

Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria fa riferimento alla sentenza Torregiani che obbliga l’Italia a pagare i detenuti lasciati in strutture penitenziarie sovraffollate.

«Prendiamo la Puglia che da anni soffre di un cronico sovraffollamento di detenuti che supera ormai stabilmente il 65% (con punte del 110% a Taranto) a fronte di un sovraffollamento nazionale di meno del 20%. Nonostante ciò, nessun dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria si sogna di affrontare il problema, inviando i detenuti in regioni quasi vuote. Detenuti che sono gestiti da un organico di poliziotti penitenziari altamente insufficiente, tanto da annullare quasi la sicurezza delle carceri pugliesi».

Autentico grido d’allarme quello lanciato dal Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria.

La nota inviata nelle redazioni parte dall’analisi dello spreco di denaro pubblico che viene speso a mo’ di indennizzo nei confronti dei detenuti a causa del sovraffollamento contro cui in Italia non si riesce proprio a far nulla. Eppure dal 2013 al 2019 il numero dei ristretti in carcere è rimasto più o meno lo stesso (62.500 contro gli attuali 60.254, fonte Dap) senza che il problema fosse affrontato e risolto o con la costruzione di nuovi istituti di pena o con una più equa distribuzione.

Gli effetti della ‘Sentenza Torregiani’

Nel frattempo – dicono dal Sappe – la ‘Sentenza Torregiani’ continua a produrre i suoi effetti. Di cosa si tratta? Basta googleare per capire di cosa stiamo parlando. Così scriveva sul suo sito il 1 aprile del 2013, giustiziapenale.com: «La Corte europea dei diritti umani, con la sentenza Torreggiani (ricorsi nn. 43517/09, 46882/09, 55400/09; 57875/09, 61535/09, 35315/10, 37818/10) – adottata l’8 gennaio 2013 con decisione presa all’unanimità – ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU)».

Il caso, come è noto, riguarda trattamenti inumani o degradanti subiti dai ricorrenti, sette persone detenute per molti mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione

«La pronuncia della Corte di Strasburgo nel caso Torreggiani – definita dagli stessi giudici come “sentenza pilota” che ha affrontato il problema strutturale del disfunzionamento del sistema penitenziario italiano – troverà applicazione in futuro in relazione alla generalità dei reclami pendenti davanti alla Corte e non ancora comunicati alle parti riguardanti l’Italia e aventi ad oggetto analoghe questioni di sovraffollamento carcerario, nonché a quelli che le saranno sottoposti nei prossimi tempi relativi allo stesso problema».

Un’autentica profezia. Secondo il Sappe solo a Taranto, finora, sarebbero stati pagati circa 100.000 euro di risarcimento ai detenuti, ma tanti sono i ricorsi (come in tutte le carceri della regione) che attendono una sentenza, per cui alla fine la cifra potrebbe esplodere con effetti devastanti per le finanze pubbliche.

Possibile che non si riesca a risolvere il problema?

A detta del Sappe non ci sarebbe la volontà politica di porre rimedio a tale situazione e l’attacco parte diretto: «Come mai nessuno interviene a partire dal ministro della Giustizia Bonafede, peraltro facente parte di un movimento molto attento agli sprechi del denaro pubblico? Come mai, benché eletta da circa un anno e mezzo,  non interviene sulla vicenda nemmeno la senatrice Piarulli che, per tanti anni, ha fatto il direttore nel carcere di Trani, anch’essa facente parte del movimento che combatte lo spreco pubblico?».

«In nessuna nazione del mondo si accetterebbe come fatto normale un tale spreco di denaro ed una sperequazione così evidente nella distribuzione dei detenuti che colpisce la regione Puglia in maniera assurda ed inaccettabile».

Federico Pilagatti, presidente nazionale del Sappe, ringrazia le donne e gli uomini della polizia penitenziaria che con il loro coraggio, professionalità e correttezza, hanno evitato finora che nelle carceri pugliesi accadessero episodi eclatanti legati proprio alla scarsa sicurezza dei penitenziari, ma si pone una domanda sulla quale non è possibile tacere.

«È normale che per consentire ad un detenuto che ha creato dolori, lutti, rovinato la vita a molte persone, creato danni anche ingenti, di scontare la pena nella sua regione di origine, si debbano violare delle leggi, mettere a rischio la sicurezza delle carceri, nonché spendere tanti soldi per indennizzare i detenuti?».



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