Erano il terrore di supermercati e distributori per la loro ‘crudeltà’: inflitti oltre 15 anni di carcere a due rapinatori

Il Gup ha inflitto una pena di 9 anni e 6 mesi nei confronti di Carmine Pantaleo Calogiuri, 28 anni di Melendugno e 6 anni e 10 mesi per Massimiliano Apollonio, 30 anni di Lizzanello. I due sono stati condannati al risarcimento del danno di 10mila euro alla parte civile.

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Furono protagonisti di una serie di rapine a mano armata nelle marine leccesi e la Grecìa Salentina, tra giugno e luglio 2013 e nelle scorse ore è arrivata la condanna. Il gup Carlo Cazzella ha inflitto una pena di 9 anni e 6 mesi nei confronti di Carmine Pantaleo Calogiuri, 28 anni di Melendugno e  6 anni e 10 mesi per Massimiliano Apollonio, 30 anni di Lizzanello. Inoltre, i due imputati sono stati condannati al risarcimento del danno di 10mila euro alla parte civile.
  
Il pubblico ministero, Angela Rotondano aveva invocato 9 anni per Calogiuri e 8 anni nei confronti di Apollonio. I due imputati rispondono dei reati di rapina aggravata in concorso, ricettazione e detenzione di arma da fuoco contraffatta, lesioni aggravate.  I difensori di Calogiuri e Apollonio, gli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti e Paola Scarcia, avevano chiesto l'assoluzione ritenendo che non ci fossero prove certe, per poter identificare i propri assistiti con i rapinatori.
  
Ricordiamo che alle prime luci dell’alba del 10 novembre 2015, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Lecce strinsero le manette ai polsi di Carmine Pantaleo Calogiuri e Massimiliano Apollonio. I due erano accusati di aver messo a segno una serie di colpi, in un lasso di tempo breve. A finire nel mirino dei malviventi,  supermercati e distributori di benzina a Castrì di Lecce, a Uggiano la Chiesa, a Borgagne di Melendugno, a Strudà di Vernole e a Castrignano dei Greci, presi letteralmente d’assalto dalla coppia di rapinatori che, col volto travisato e armati di fucile a canne mozze e pistola, hanno seminato paura tra cittadini e turisti.
  
L'operazione investigativa denominata "Trullo del Capitano" iniziò dopo la rapina del 18 luglio 2013 a una rivendita tabacchi di Torre dell’Orso,  dove l’intervento di un agente fuori servizio e dei Carabinieri di Melendugno permise l’arresto di Massimiliano Apollonio e del complice Carmine Pantaleo Calogiuri. La convinzione degli investigatori è che potesse trattarsi della coppia che stava terrorizzando la Grecìa Salentina, ha portato i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile ad approfondire elementi e convergenze investigative su una serie di rapine avvenute con le medesime modalità delle settimane precedenti.
  
Tra gli elementi decisivi la comparazione dei vestiti e dei passamontagna con quelli ritrovati in agro di Melendugno, dove all’interno di un trullo adibito a covo vennero ritrovate buste di plastica, passamontagna, felpe prive di maniche e una pianta di fico, la stessa che ha lasciato innumerevoli residui sulla Fiat Uno rubata ed utilizzata dai malviventi, che lì sotto era stata parcheggiata. Fondamentali, tra le altre cose, sono state le testimonianze che hanno permesso di mettere in evidenza importanti elementi, quali tatuaggi, modi di camminare, accento o particolari dell’autovettura utilizzata per il colpo
  
Le analisi balistiche, effettuate sul munizionamento esploso su diverse scene del crimine e comparate con il fucile a canne mozze che Apollonio imbracciava a Torre dell’Orso al momento del suo arresto, hanno consentito di stabilire con certezza che si trattava dello stesso fucile utilizzato in tutte le rapine contestate.



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