Maxi frode fiscale con la plastica: in quattro a processo. Tre imputati patteggiano

Si è conclusa l’udienza preliminare dinanzi al gup Sergio Tosi. Tre persone furono raggiunte nel febbraio scorso, da un’ordinanza di misura cautelare

Alcuni imputati finiscono sotto processo, altri scelgono riti alternativi. Si è conclusa così l’udienza preliminare sulla maxi frode fiscale, relativa ad una società operante nel settore della produzione e commercio degli imballaggi in plastica.

Il gup Sergio Tosi ha accolto l’istanza di patteggiamento della pena per l’imprenditore bresciano di 55 anni, Diego Gregorini, a 4 anni;

Anche per Davide Tamborrini, 35, di Corsano, amministratore di diritto della Plastic Service, a 1 anno e 9 mesi e Giuseppe Lia, 56, di Gallipoli, amministratore di diritto della “Soges”, ad 1 anno e 8 mesi (per entrambi pena sospesa).

Invece, Anna Maria Piera Basile, 52enne, di Acquarica del Capo, amministratrice di diritto della Metal works, ha chiesto ed ottenuto di essere giudicata con il rito abbreviato, fissato per il 20 settembre.

Sono poi finiti sotto processo: l’imprenditore di Presicce, Cosimo Ratta, 44 anni, titolare della Salento Plastic; il 72enne di Presicce Arturo Antonazzo, ragioniere commercialista; Monia Marzo, 43enne, di origini svizzere, amministratrice di diritto della Emapack. Dovranno presentarsi il 4 luglio prossimo dinanzi al giudice monocratico Stefano Sernia.

Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Rocco Vincenti, Andrea e Federica Sambati, David Alemanno.

Le accuse

Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci ed eseguite dalla Guardia di Finanza.
Gregorini, Ratta ed Antonazzo furono raggiunti nel febbraio scorso da un’ordinanza di misura cautelare in carcere – emessa dal GIP Simona Panzera. I tre hanno successivamente ottenuto gli arresti domiciliari.

Ratta nel tempo avrebbe gestito il proprio business attraverso la creazione di diverse società che, dopo aver accumulato ingenti debiti tributari, venivano puntualmente cedute a soggetti di nazionalità bulgara e trasferite fittiziamente all’estero.
Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle salentine hanno permesso di verificare come gli indagati abbiano – a vario titolo ed in concorso tra di loro – omesso volutamente di adempiere alle obbligazioni fiscali e previdenziali sorte in capo alle società costituite, sottraendo complessivamente ad imposizione un imponibile di oltre 30 milioni di euro per una corrispondente evasione di imposta (tra Ires ed Iva) di quasi 14 milioni di euro.

Nel corso delle indagini la Procura di Lecce ha attivato, tramite il membro italiano di Eurojust, la rogatoria internazionale con la Slovenia, Paese nel quale è confluito il flusso di denaro che nel tempo l’imprenditore salentino aveva provveduto a trasferire mediante la complicità di Gregorini, il quale, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e con la costituzione di “società cartiere”, si è prestato a riciclare oltre 1 milione di euro proveniente dall’evasione fiscale, spostando il denaro su conti correnti di istituti di credito esteri.

Il trait d’union tra l’imprenditore salentino e quello bresciano è stato il consulente fiscale di Presicce che, dalle indagini svolte, è risultato essere il vero dominus dell’intero sistema di frode accertato.