Al via gli interrogatori di garanzia sulla gestione dei centri di accoglienza dei migranti e su una serie di frodi finalizzate ad evadere l’Iva. In mattinata, dinanzi al giudice Marcello Rizzo, cinque indagati hanno fatto “scena muta” e solo due hanno fornito la propria versione dei fatti.
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Giuseppe Mazzotta, 54enne di Trepuzzi, finito agli arresti domiciliari, considerato il principale ideatore e realizzatore delle frodi con il meccanismo del reverse charge. È assistito dall’avvocato Samuele Leo. Ci sono poi, Guido Cozza, 60enne di Santa Cesarea Terme, raggiunto dal divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 1 anno e difeso dall’avvocato Amilcare Tana; il fratello Italo, 51enne, anch’egli di Santa Cesarea Terme, appuntato scelto della Guardia di Finanza, assistito dall’avvocato Francesco Calabro. Il finanziere, sospeso dall’esercizio delle funzioni per 1 anno, è accusato dagli inquirenti di essersi introdotto nei sistemi informatici, raccogliendo per finalità estranee alle ragioni di servizio, dati protetti e riservati.
E poi non hanno riposto alle domande del gip: Gabriele Solombrino, 41enne di Copertino, difeso dall’avvocato Luigi Rella; Fernando Toraldo, 72enne di Lizzanello, con l’avvocato Massimo Gabrieli Tommasi. Entrambi sono stati attinti dal divieto di esercitare l’attività imprenditoriale, sempre per 1 anno.
Hanno respinto gli addebiti, gli imprenditori Cosimo Serino, 56enne di Laterza e Fernando Margilio, 63enne di Squinzano, raggiunti dalla stessa misura.
Il primo, assistito dall’avvocato Pantaleo Cannoletta, ha spiegato di essere all’oscuro di tre presunte fatture false, trovate durante le perquisizioni a carico di altri indagati. Il secondo, difeso dall’avvocato Francesco Maria De Giorgi, ha risposto alle domande del gip, sostenendo di avere effettivamente gestito un centro di accoglienza di migranti e di non aver mai emesso fatture false.
Gli indagati rispondono a vario titolo di: frode in pubbliche forniture, truffa, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, accessi abusivi alle banche dati e rivelazione di segreto d’ufficio.
L’inchiesta, coordinata dal pm Massimiliano Carducci e condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Otranto, che ha portato all’emissione di sette misure cautelari su ordinanza del gip Marcello Rizzo, è suddivisa in tre filoni. Il primo riguarda un finanziamento pubblico per la realizzazione di un albergo a Santa Cesarea Terme, ottenuto anche grazie all’uso di fatture per operazioni inesistenti. Il secondo, tocca la gestione dei centri di accoglienza dei migranti richiedenti asilo. Il terzo, quello delle frodi finalizzate ad evadere l’Iva, si concentra sul meccanismo del cosiddetto reverse charge.
