
Sei imputati “eccellenti” rischiano il processo per le presunte irregolarità nella gestione del Lido Salapia a San Cataldo.
Il pubblico ministero Massimiliano Carducci ha chiesto il rinvio a giudizio per: Claudia Branca, 55enne leccese, dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune e titolare della concessione marittima; Fernando Maggiore, 61 anni di Lecce, funzionario del Comune e presidente pro-tempore della Cooperativa Dipendenti Comunali che gestiva lo stabilimento; Luigi Maniglio, 68enne leccese, dirigente del settore Pianificazione e Sviluppo del Territorio e autore materiale dei provvedimenti; Giancarlo Pantaleo, 63 anni di Monteroni responsabile tecnico dell’ufficio Demanio Marittimo e committente dei lavori e delle opere; Pasquale Gorgoni, 63enne leccese, responsabile del settore Patrimonio; Giancarlo Saracino, 66 anni di Lecce, legale rappresentante della ditta “Saracino Costruzioni” s.r.l.
Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: abuso d’ufficio in concorso, falsità materiale in atto pubblico, occupazione abusiva di spazio demaniale, abusivismo edilizio.
Sono difesi dagli avvocati:Pasquale e Giuseppe Corleto, Amilcare Tana, Umberto Leo, Saverio Sticchi Damiani, Andrea Sambati; Andrea Conte.
Tra le parti offese compaiono: Il Circolo della Vela Marina di Lecce, assistito dall’avvocato Fulvio Pedone; Regione Puglia, Demanio e Patrimonio.
L’udienza preliminare si terrà il 5 febbraio prossimo dinanzi al gup Edoardo D’Ambrosio.
L’inchiesta
Le prime contestazioni risalgono al settembre 2013. Dopo il sequestro del lido, secondo la Procura sarebbero però continuate “le innovazioni non autorizzate nella suddetta area demaniale”, fino al marzo del 2018.
Tra i provvedimenti contestati: l’installazione di sacchi in geotessuto riempiti di sabbia nello specchio d’acqua antistante lo stabilimento (oggi demolito), senza la necessaria verifica di impatto ambientale, di competenza regionale. A quale scopo? Ritiene il pm, per limitare l’erosione marina ed evitare il cedimento delle cabine, aumentando le file degli ombrelloni che l’assottigliamento della sabbia aveva costretto a togliere, “per l’attività turistico ricreativa fino al termine della stagione”.
Inoltre, la Procura contesta agli indagati di avere ampliato abusivamente: fabbricati in legno, telai, pontili, barriere etc. Tra le contestazioni anche quella di avere alterato una planimetria relativa a lavori di adeguamento igienico -sanitario.