Giorgio Gaber, l’uscita di scena dell’indimenticabile cantante-attore

Il 1 gennaio 2003, se ne andava Giorgio Gaber. Con il suo teatro-canzone aveva cambiato il modo di fare musica negli anni Settanta

È stato un primo dell’anno amaro, quello del 2003, per i fan di Giorgio Gaber. Quel giorno il signor G uscì di scena lasciando un patrimonio di emozioni e sentimenti che hanno toccato il cuore e l’anima di intere generazioni. Giorgio Gaberscik, classe 1939 e meneghino doc, si era spento nella sua casa in Toscana, dopo una lunga malattia a cui aveva dedicato anche una canzone che già dal titolo non ne nascondeva il nome, il cancro. Ma in quasi mezzo secolo di carriera era stato un po’ tutto e sempre al meglio: un attore-cantore, un volto della televisione fino a quando non decise di lasciare il piccolo schermo per il palcoscenico del teatro, un narratore della storia sociale e politica dell’Italia e delle debolezze umane, un chitarrista di valore nonostante i segni che la poliomelite gli aveva lasciato. Il primo attacco lo lascia con una lieve paralisi alla mano sinistra. Il padre, per aiutarlo, gli regala una chitarra. Da adulto, Gaber dirà: “Tutta la mia carriera nasce da questa malattia”.

Solo la morte lo ha diviso dal suo grande amore, Ombretta Colli, conosciuta nel 1961. Lei aveva 18 anni ed era arrivata seconda a Miss Italia che aveva incoronato Stefania Sandrelli come reginetta di bellezza. Lui aveva 22 anni ed era uno dei nomi che si stavano facendo conoscere nel difficile panorama della musica italiana grazie a non arrossire. Si incontrarono per la foto della copertina del 45 giri Benzina e cerini, ma non fu un colpo di fulmine. Era stato solo un pomeriggio di lavoro come tanti. La scintilla scattò dopo festa nell’attico di un noto produttore cinematografico. Quella notte Gaber chiamò tutti gli alberghi di Roma per trovarla. Il telefono della stanza della Colli squillò alle 3.00. Al primo appuntamento a cena lui dimenticò il portafoglio. Il matrimonio nel 1965, dopo un anno di fidanzamento, la nascita della figlia Dalia nel 1969, il resto è la storia di un amore che tra alti e bassi, come qualunque coppia normale, è durato fino alla fine.

Le lacrime il giorno del funerale raccontavano la scomparsa di un grande nome e del vuoto che avrebbe lasciato. Se ne era andato, non prima di scrivere il suo ultimo album, Io non mi sento italiano, una sorta di testamento per ricordare, se ce ne fosse bisogno, il suo valore. “Io non mi sento italiano. Ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
 



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