Quando lo hanno trovato senza vita nella sua casa di Curtatone, alle porte di Mantova, è stato subito chiaro che si trattava di un suicidio. Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia del Carlo Poma, finito sotto i riflettori per la cura con il plasma iperimmune – la controversa terapia che prevedeva di usare il sangue dei guariti dal Covid per aiutare chi stava lottando contro il virus – ha deciso di togliersi la vita. Da tempo, secondo il Corriere della Sera, soffriva di problemi di salute che si erano sommati alle difficoltà lavorative.
Dopo una vita passata in corsia aveva deciso di fare un passo indietro. Da qualche mese era tornato a fare il medico di base a Porto Mantovano. E dal 5 luglio aveva accolto centinaia di pazienti che, ogni giorno, si mettevano in fila per incontrarlo con un affetto che, in questi mesi, non è mai mancato. Lontano dai riflettori, ma non dal cuore di molte persone, ha deciso di farla finita, impiccandosi. In casa non sarebbero stati trovati biglietti o lettere in cui ha spiegato ai familiari i motivi del suo gesto.
Il paladino del plasma iperimmune
De Donno, assieme a Massimo Franchini, primario della Immunoematologia e Trasfusionale del Carlo Poma, aveva cercato, con il plasma iperimmune, di dare un’arma ai malati per combattere il Coronavirus. Una speranza in un momento della pandemia in cui le incertezze erano tante, troppe. Quello spiraglio rappresentava un’ancora di salvezza per chi lottava. Tutto questo mentre gli Ospedali facevano fatica a gestire tutti i nuovi casi.
In tanti si erano salvati, come una giovane madre che era riuscita a sopravvivere e a portare a termine la gravidanza. Per lei De Donno era un mito. Per altri esperti la terapia non funzionava affatto e non erano mancate critiche nell’ambiente sanitario non solo mantovano.
Le polemiche erano state tante, ancor più quando la medicina ufficiale non ritenne che il plasma iperimmune fosse la cura più indicata per il Covid, almeno non nelle fasi più avanzate della malattia.
Dalla cura con il plasma iperimmune al giallo su Facebook, De Donno rompe il silenzio
Sgomento il sindaco di Curtatone, Carlo Bottani, amico intimo del medico, che si fa interprete del sentimento di un’intera comunità sotto shock: “Giuseppe era una persona straordinaria – ha detto tra le lacrime -. Ho avuto il privilegio di essere al suo fianco nella prima fase del lockdown e ho visto quanto si è speso per i suoi pazienti. la storia lo ricorderà per il bene che ha fatto”.
“Lo hanno lasciato solo”
La notizia del suicidio di Giuseppe De Donno ha scatenato il popolo del web. Su Twitter in tanti “accusano” il mondo della scienza di aver lasciato “solo” il medico.
De Donno lascia nel dolore la moglie Laura, i figli Martina e Edoardo, e la sorella Luciana, ma anche tante comunità da Mantova al Salento.