In Ospedale per una frattura al femore, muore di cirrosi epatica: la Procura apre un’inchiesta

A dare il via agli accertamenti, la denuncia presentata dalla figlia di una signora di Squinzano. Questa ritiene che alla base del peggioramento delle condizioni di salute della madre, vi possa essere la trasfusione di sangue infetto.

La Procura di Lecce vuole vederci chiaro sulla morte di un'anziana signora di Squinzano, deceduta il 10 febbraio scorso. Il pubblico ministero, Roberta Licci ha già affidato la consulenza tecnica ad uno specialista e a breve potrebbe disporre la riesumazione della salma di Teresa Elia.
  
A dare il via all'inchiesta, la denuncia- querela presentata dalla figlia della vittima, attraverso il proprio legale, l'avvocato Maurizio Scardia. Questa riferisce, che in data 9 gennaio, sua madre veniva ricoverata presso l'Ospedale di Copertino per una frattura al femore, che necessitava di intervento chirurgico di protesi d’anca.
  
L'operazione non veniva effettuato subito, bensì dopo circa una settimana, in quanto la signora  Elia aveva dei valori dell’emoglobina molto bassi e bisognava effettuare una prima trasfusione. Il 16 gennaio, l’ortopedico riferiva ai familiari che non si poteva comunque procedere all’intervento poiché vi era carenza di sangue in ospedale.
  
A seguito dell’interessamento dei figli presso un'associazione di volontariato AVIS, il nosocomio di Copertino veniva rifornito del sangue necessario e il giorno dopo, la paziente veniva sottoposta all’intervento chirurgico, nonostante l’opposizione di alcuni medici del reparto di Ortopedia, che ritenevano come la signora Elia non fosse ancora nelle condizioni di poter affrontare l’operazione.
  
Ad ogni modo, venne effettuato l’intervento di protesi d’anca. Tuttavia, nonostante il chirurgo rassicurò i parenti circa l’esito positivo dello stesso, la paziente nell'arco di due giorni, venne sottoposta ad una seconda trasfusione. Poche ore dopo, la signora cominciò ad avere una serie di preoccupanti sintomi, come gonfiore su tutto il corpo, inappetenza totale, ittero, disturbi nel linguaggio, tanto da indurre i medici del reparto a richiedere un consulto al geriatra. Questi, la visitò e riferì ai parenti di aver trovato il fegato della paziente totalmente scompensato, formulando ipotesi di cirrosi epatica, tumore ed epatite C.
  
Poiché l’anziana continuava a peggiorare,venne trasferita nel reparto di geriatria. Il medico che la ebbe in cura in Ospedale, riferì che l'anziana signora era grave e che la causa del repentino decadimento poteva essere attribuibile alle sacche di sangue utilizzate nella seconda trasfusione. Invece, un altro geriatria dell'ospedale di Copertino, affermò di ricordare che circa quindici anni addietro, egli aveva avuto modo di visitare la signora Elia e che la stessa, sin da allora era affetta da “cirrosi epatica". I familiari nutrono forti dubbi su questa ipotesi, poiché tale circostanza non era mai emersa nei diversi controlli effettuati nel tempo dalla paziente, né mai riscontrata dal medico curante. Questi ritengono dunque, che alla base del peggioramento vi possa essere la trasfusione di sangue infetto.
  
Inoltre, segnala la figlia della vittima nell'atto di denuncia, durante la degenza, alla madre non erano stati rimossi i punti di sutura relativi all’operazione chirurgica e ci volle l'intervento del geriatra perché ciò avvenisse.
  
Infine, la mattina presto del 10 febbraio 2017, la signora Elia veniva dimessa dall’Ospedale di Copertino con diagnosi di “cirrosi epatica” e circa due ore dopo, la Guardia Medica  con propria certificazione, ne constatava il decesso.​



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