Inchiesta su inceneritore ex Saspi: il giudice dispone l’archiviazione. Accolta la tesi della Procura

Nel 2013, la Procura di Lecce aprì un’inchiesta sulla presenza di rifiuti inquinanti sui terreni dove sorgeva l’inceneritore.

Si chiude con l’archiviazione, la vicenda giudiziaria sulla mancata bonifica dell’area su cui sorgeva l’inceneritore ex Saspi. Il gip Sergio Tosi ritiene “la notizia di reato infondata per mancanza di elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio”.

Dunque, attraverso l’ordinanza del giudice, vengono archiviate le posizioni dei quattro indagati: l’ex dirigente del settore Ambiente del Comune di Lecce, l’architetto Fernando Bonocuore, 53 anni, di Lecce; Pietro Colucci, 58 anni, di Napoli, amministratore delegato prima della Saspi, poi della Waste Management Italia ed infine de La Unendo; i nuovi proprietari Raffaele Montingelli, 44 anni, di Andria, legale rappresentante della Acs Service e Riccardo Montingelli, 72 anni, di Bisceglie.

Rispondevano dell’ipotesi di reato di: gettito di sostanze tossiche e pericolose ed omessa bonifica.
Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Viviana Labbruzzo e Pasquale Fistetti. Le “persone offese” sono assistite dall’avvocato Roberta Romano.

La decisione del gip Tosi è arrivata dopo l’udienza camerale dei mesi scorsi, alla presenza delle parti. In quella sede, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ha avanzato richiesta di archiviazione. Il giudice ha accolto l’istanza, ritenendo non vi sia un riscontro oggettivo rispetto a quanto denunciato dai proprietari del fondo, sulla Lecce-Lizzanello, su cui era situato l’inceneritore destinato allo smaltimento dei rifiuti solidi e urbani. E precisa il gip, “sia con riferimento all’asserito danneggiamento subito che all’inerzia dell’amministrazione comunale”.

Infatti, “non sono stati rilevati percolamenti provenienti dal sito della discarica né all’interno del muro di cinta, né nelle vicinanze”. Invece, il Comune di Lecce “si è prodigato per far si che che le opere di bonifica venissero effettuate, per monitorare la situazione e procedere alla caratterizzazione dei rifiuti, ed è stato costretto a rimandare il perfezionamento delle opere necessarie perché sprovvisto dei fondi necessari che gli non gli sono stati forniti”.

L’inchiesta

Nel 2013, la Procura di Lecce aprì un’inchiesta sulla presenza di rifiuti inquinanti sui terreni dove sorgeva l’inceneritore ex Saspi. In effetti, le consulenze del chimico Mauro Sanna e del geologo Cesare Carocci ( del 2013 e 2015) invocavano ” la totale rimozione dei rifiuti dello strato di terreno inquinato sottostante” e rilevavano “preoccupanti concentrazioni di diossina, Pcb, idrocarburi, piombo, mercurio e rame”.