Rischia di finire sotto processo, l’ex sindaco di Carmiano, nell’ambito di un’inchiesta riguardante il noto stabilimento balneare “Cala Marin” (ex Baron Beach), in località “Le due sorelle” a Torre dell’Orso. Nei mesi scorsi, il sostituto procuratore Roberta Licci ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Giancarlo Mazzotta, 51 anni e del figlio Hermes Mazzotta, 26 anni.
In mattinata, era prevista l’udienza preliminare, davanti al gup Alcide Maritati, rinviata al mese di dicembre, per l’impedimento di un difensore.
I due imputati sono assistiti dagli avvocati Paolo Spalluto ed Andrea Sambati. I legali potranno chiedere in quella sede, un rito alternativo e avanzare richiesta di proscioglimento dalle accuse.
Giancarlo Mazzotta, ex sindaco di Carmiano, fino allo scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose e candidato sindaco alla prossima tornata elettorale che si svolgerà il 7 novembre, è coinvolto in questa vicenda giudiziaria nelle vesti di custode giudiziario del lido “Cala Marin”, all’epoca dei fatti, posto sotto sequestro.
Risponde in concorso con il figlio Hermes, delle ipotesi di reato di violazione dei sigilli, frode processuale, e reati di abuso edilizio e paesaggistico. Il solo Giancarlo Mazzotta risponde anche di istigazione alla corruzione. Hermes Mazzotta è accusato invece di falsità ideologica.
L’inchiesta
Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Roberta Licci, il 21 luglio del 2019, Giancarlo Mazzotta, nella qualità di custode giudiziario ( dopo il sequestro del Cala Marin del marzo del 2018), insieme al figlio Hermes, legale rappresentante della PGH Beach s.r.l., avrebbe violato i sigilli apposti alla struttura e provvisoriamente rimossi il 13 maggio del 2019, solo per consentire la rimozione delle opere abusive e avrebbe utilizzato illegittimamente la struttura attraverso il servizio bar ed il noleggio di ombrelloni.
Il solo Giancarlo Mazzotta, in data 25 giugno, in occasione di un sopralluogo, a seguito del quale sono emerse delle difformità che hanno legittimato la riapposizione dei sigilli, avrebbe offerto utilità non dovute al comandante ed al tenente del Corpo di Polizia Provinciale di Lecce, respinte da entrambi, “per indurli a omettere o ritardare gli atti inerenti al proprio ufficio”. Nello specifico, ritiene l’accusa, li avrebbe persuasi a visitare il plesso in costruzione dedicato al benessere della persona, della struttura ricettiva “Barone di Mare”, rivolgendogli frasi del tipo: “quando sarà ultimato potete tranquillamente accedere ai servizi”. E avrebbe continuato, anche dopo la stesura e la firma del verbale, dicendo: “nella mia struttura c’è sempre un posto in prima fila per le personalità di spicco come prefetti e procuratori e anche per voi posso riservare lo stesso trattamento”.
Inoltre, secondo l’accusa, padre e figlio avrebbero realizzato nel luglio del 2019, sempre nell’area del “Cala Marin”, interventi edili in assenza di valida autorizzazione paesaggistica, riguardanti una pedana e la presenza di alcuni complementi di arredo, come il forno, la cella frigorifera e la cappa. E avrebero violato ancora una volta i sigilli nel mese di agosto per modificare lo stato dei luoghi.
Il solo Hermes Mazzotta avrebbe invece indotto in errore la Soprintendenza sul rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, formando un falso permesso di costruire.
Infine, sostiene l’accusa, i due imputati, nel gennaio del 2020, avrebbero effettuato interventi difformi nel suddetto lido, mantenendo i pali di fondazione infissi nella sabbia ed il reticolato sul quale era stata montata la pedana, nonostante il provvedimento amministrativo prescrivesse la rimozione dell’intero complesso al termine della stagione.
Ricordiamo che Giancarlo Mazzotta e tre funzionari del Comune di Melendugno sono già stati rinviati a giudizio, nel novembre del 2020, per i presunti abusi edilizi nello stabilimento balneare “Cala Marin”. Il processo è in corso, dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale.