Maxi inchiesta sul commercio di oro, 40enne di Racale torna in libertà

Il gip Marcello Rizzo, nelle scorse ore, ha accolto l’istanza della difesa di revoca dei domiciliari

Il 40enne di Racale finito al centro di una maxi inchiesta sul commercio di oro, torna in libertà. Il gip Marcello Rizzo, nelle scorse ore, ha accolto l’istanza della difesa di revoca dei domiciliari per Emanuele Esposito, nonostante il parere contrario del pubblico ministero, Giovanna Cannarile. Secondo il giudice, sono venute meno le esigenze cautelari.

L’imprenditore, nel novembre scorso, venne raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nel mese di dicembre, su istanza della difesa, ottenne gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. E nelle scorse ore, come detto, il 40enne di Racale è tornato in libertà.

L’indagato è assistito dagli avvocati Francesca Conte e Roberto Sisto.

Le indagini

Nel mese di novembre, i Finanzieri del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone con le accuse a vario titolo di associazione per delinquere, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta.

L’attività investigativa ha riguardato Esposito nel ruolo di “operatore professionale” del commercio di “oro, metalli preziosi e oro da investimento”, il quale si presume si sia posto al centro di una fitta rete di società cartiere (italiane ed estere) e di un complesso sistema di frode fiscale e riciclaggio internazionale di denaro, esteso in Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania, Australia e Svizzera.

Nello specifico, in base a quanto emerso durante l’inchiesta, i titolari di una società salentina, con il concorso di alcuni professionisti, facendo ricorso ad un’articolata rete di “prestanome”, nel periodo dal 2016 al 2020, avrebbero utilizzato diverse società “cartiere”, ubicate fuori dall’Italia, verso le quali sarebbero state bonificate ingenti somme di denaro giustificate con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, idonee a simulare l’acquisto di “partite” d’oro dall’estero.

Il gip aveva anche disposto il sequestro preventivo di valori e risorse finanziarie per oltre 133 milioni di euro.