Inchiesta Re Artú. L’ex consigliere regionale Mario Romano lascia i domiciliari dopo oltre cinque mesi

Il gup Sergio Tosi ha accolto l’istanza dei suoi legali, gli avvocati Sabrina Conte e Maria Greco ed ha sostituito la misura con l’obbligo di dimora nel comune di Matino.

Arriva la revoca dei domiciliari per Mario Romano, l’ex consigliere regionale che era stato arrestato, oltre cinque mesi fa, nell’ambito dell’inchiesta “Re Artù”.

Il gup Sergio Tosi ha accolto l’istanza dei suoi legali, gli avvocati Sabrina Conte e Maria Greco ed ha sostituito la misura con l’obbligo di dimora nel comune di Matino.

Nelle scorse ore, intanto, è iniziata l’udienza preliminare che è stata rinviata al 31 gennaio del 2023 per la discussione. Intanto, il gup Tosi ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile per Regione Puglia, Asl Lecce, Sanità Service, Consorzio di Bonifica Arneo e per la Società Tecnomed di Nardò (Centro Medico Biologico). I difensori di Totò Ruggeri, gli avvocati Giuseppe Fornari e Salvatore Corrado hanno ottenuto per l’ex consigliere regionale il permesso di recarsi a lavorare presso la sua azienda per quattro giorni della settimana.

Rischiano di finire sotto processo complessivamente 23 persone, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura.

Le indagini, svolte dai finanzieri della Compagnia di Otranto sono confluite nel blitz “Re Artù” del 7 luglio scorso, culminato in 11 misure cautelari.

Secondo la Procura, un ruolo chiave nell’inchiesta lo avrebbe esercitato Totò Ruggeri.

Nell’inchiesta si fa riferimento, in particolari, a promesse di posti di lavoro in cambio di soldi, voti, pesce di qualità, champagne e sesso.

Invece, Mario Romano, all’epoca in cui era consigliere regionale avrebbe raccomandato, il figlio di un signore che aveva presentato domanda per il concorso Arpal (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro), assicurandogli il superamento del concorso dietro il pagamento di 8mila euro. Non solo, anche un 64enne per il concorso in Sanità Service, dietro il pagamento della somma di 7.500 euro. E non si tratterebbe di un episodio isolato. Ricordiamo che secondo l’accusa che ipotizza il reato di traffico di influenze illecite, Antonio Greco avrebbe avuto il ruolo di “procacciatore di persone” per conto di Mario Romano, sempre per Sanità Service.

Non solo, poichè Mario Romano è accusato in concorso con il figlio Massimiliano, ex vicepresidente della Provincia e con l’imprenditore Fabio Marra di Galatone, di corruzione per l’esercizio della funzione per il rilascio di un’autorizzazione a un impianto di trattamento dei rifiuti in cambio dell’assunzione di una persona presso una società.

Massimiliano Romano, nelle settimane scorse, ha ottenuto a sua volta la revoca dei domiciliari, (la misura è stata sostituita con l’obbligo di dimora nel comune di Matino), come richiesto dai legali Francesca Conte e Dario Paiano.



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