Danno ambientale per il commercio dei cetrioli di mare? La Procura chiede la condanna a quasi 30 anni per gli otto imputati

Le indagini portarono al sequestro, nel novembre del 2016, di sette imbarcazioni, nonché dei locali in uso ad una società di Gallipoli.

La Procura “presenta il conto” alle otto persone, accusate dell’asportazione delle oloturie dai fondali marini. Dinanzi al giudice monocratico Francesca Mariano, in mattinata, ha discusso il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone che ha invocato complessivamente la pena di quasi 30 anni di reclusione per gli otto imputati. E nello specifico, la condanna (compresa tra i 2 anni e 6 mesi ed i 4 anni) ed una multa per i proprietari di sette pescherecci: Damiano Barba, 51 anni; Cosimo Carroccia, 54 anni; Pietro Carroccia, 57 anni; Gabriele Faenza 37 anni; Luigi Fiore, 46enne (tutti di Gallipoli); Salvatore D’Aprile e Gigino Giovanni Stapane, entrambi 53enni di Nardò. E poi, chiesti 4 anni ed una multa per il titolare di una ditta specializzata nel commercio della pregiata specie, si tratta di Davide Quintana, 40 anni di Gallipoli.

Rispondono del reato di inquinamento ambientale per aver cagionato un significativo deterioramento del tratto di mare nel luogo in cui le oloturie furono asportate.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Luca Laterza, Ladislao Massari, Federico Piro, Biagio Palumbo, Emanuele Simone, Massimo Cavuoto, Tommaso Mandoi.

La prossima udienza è fissata per il 18 gennaio, quando continuera la discussione del collegio difensivo ed è prevista la sentenza.

L’inchiesta

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, portarono al sequestro (per evitare il protrarsi della cattura abusiva della specie protetta) nel novembre del 2016– disposto dal GIP Alcide Maritati – di sette imbarcazioni, nonché dei locali in uso ad una società con sede a Gallipoli, utilizzati per lo stoccaggio e la lavorazione degli organismi marini.

Le operazioni sono state eseguite in modalità congiunta da militari della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza di Gallipoli.

Le indagini traggono origine dal sequestro di circa 11 tonnellate di oloturie (i cosiddetti cetrioli di mare), ritrovate il 15 dicembre 2015 su un autoarticolato fermato per un controllo lungo la strada provinciale Lecce-Gallipoli. Ne scaturì un accurato approfondimento investigativo – condotto tramite numerosi controlli presso alcune società cooperative di Gallipoli, Vernole, Melendugno, Lecce e Castro – ma anche in aziende con sede nella provincia di Brindisi e Taranto. All’esito delle operazioni venne accertata la commercializzazione di circa 200 tonnellate di oloturie di mare.

Dagli elementi ricostruiti è emersa l’esistenza di un sistema in cui la massiccia cattura di oloturie fosse finalizzata alla vendita a società greche, che, a loro volta, le destinavano ai mercati asiatici nei quali risulta elevata la richiesta di questa specie utilizzata per finalità cosmetiche, oltre che alimentari.