Inchiesta sul clan camorristico Moccia. Il consigliere comunale Andrea Guido torna totalmente libero

Nella giornata di ieri era in programma la prima udienza del processo, dinanzi ai giudici in composizione collegiale del Tribunale di Napoli, che è stata rinviata

Ottiene la revoca dell’obbligo di firma alla polizia giudiziaria, il consigliere comunale d’opposizione Andrea Guido, 45enne leccese, nell’ambito della maxi inchiesta che ha permesso di smantellare il clan camorristico Moccia. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha accolto l’istanza degli avvocati difensori Andrea Sambati e Ivan Feola, rendendolo, di fatto, totalmente libero da ogni obbligo derivante da misure cautelari.

Intanto, sempre nella giornata di ieri, era in programma la prima udienza del processo, dinanzi ai giudici in composizione collegiale del tribunale di Napoli, che è stata rinviata per carenze di notifiche riguardanti gli altri imputati. La prossima udienza è fissata per il 2 marzo.

Guido potrà seguire il processo da uomo libero. Agli inizi di settembre, il gip Maria Luisa Miranda aveva accolto l’istanza di revoca della misura cautelare ai domiciliari presentata dai suoi legali. E nelle scorse ore, come detto, il Riesame ha revocato anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Guido venne arrestato e ristretto ai domiciliari, nell’aprile del 2022, al termine di un maxi blitz dei carabinieri del Ros, che hanno eseguito un’ordinanza del gip di Napoli, a seguito di accertamenti disposti dalla Procura partenopea. Vennero notificate complessivamente ben 57 misure cautelari (36 arresti in carcere, 16 arresti ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d’impresa).

Tra gli arrestati compariva anche l’imprenditore Giuseppe D’Elia. Anche lui è poi finito sotto processo, a seguito di giudizio immediato, ma è da tempo a piede libero. Il gip nei mesi scorsi ha accolto l’istanza di revoca dei domiciliari presentata dal suo legale, l’avvocato Gabriele Valentini. Inoltre, al termine dell’udienza dinanzi al Riesame, è già caduta l’aggravante del metodo mafioso che è comunque sempre contestata dalla Procura.

Ritornando ad Andrea Guido ricordiamo che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia svoltosi dopo l’arresto, ha risposto alle domande del gip e del pm di Napoli. E ha chiarito le modalità dell’unico incontro con i “mediatori” Mario Salierno, 45enne napoletano e Giuseppe D’Elia, 55enne di Novoli, avvenuto nel maggio del 2017 a Lecce.

Guido ha fatto presente che era impossibile per lui (quando era assessore all’ambiente) dare l’assenso ad un accordo per fare ottenere il servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto alle imprese di Francesco Di Sarno (considerato il braccio economico del clan Moccia), in virtù del contratto con la Monteco.

Il consigliere comunale di opposizione nelle file di Fratelli d’Italia è intanto tornato ad esercitare il suo ruolo elettivo a Palazzo Carafa, dopo che il Prefetto ha firmato il decreto di reintegro.

Secondo la Procura, tra l’aprile e l’agosto del 2017, avrebbe ricevuto 2.500 euro (come anticipo di 5mila euro), per favorire le imprese di Francesco Di Sarno.

Lo scopo dell’operazione sarebbe stato quello di escludere un’altra società che, in collaborazione con la Monteco, aveva gestito la raccolta di olio presso l’isola ecologica a Lecce.

Andrea Guido risponde di corruzione con l’aggravante di aver agevolato il clan camorristico e potrà difendersi dall’accusa, nel corso del dibattimento (non ha chiesto riti alternativi).