Cantiere Tap, la Procura chiude l’inchiesta: sedici indagati

L’inchiesta si riferisce a presunti reati ambientali che sarebbero stati commessi nei cantieri Tap. Risultano indagate 15 persone e la società.

La Procura chiude l’inchiesta su Tap, dopo il sequestro dell’area di cantiere in località “Le Paesane”. Si tratta del cosiddetto “cluster 5” su cui si erano accesi i riflettori all’indomani del provvedimento del Prefetto che istituiva una “zona rossa”. Intanto, nei giorni scorsi, è stato dissequestrato il cantiere, dopo che nel mese di aprile erano stati apposti  sigilli.

L’avviso di conclusioni è a firma del procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori.

Risultano indagate 15 persone e la società Tap.

Si tratta di: Michele Mario Elia, Country manager di Tap, 72 anni di Castellana Grotte; Gabriele Paolo Lanza, project manager, 55enne di Roma; Lucio Mello, 52 anni titolare dell’impresa incaricata dell’espianto degli ulivi; Massimiliano Greco, 46enne di Arnesano, legale rappresentante della ditta che si è occupata dell’installazione della recinzione; Antonio Vallone, 47enne di Galatina, sub appaltatore per il montaggio; i manager delle società appaltatrici dei lavori per il microtunnel e per il tratto di condotta off shore Albania – Italia; Luigi Romano, 62enne di Siracusa, Fabrication Operation Manager della SAIPEM; Adriano Dreussi, 55enne della Provincia di Udine, Offshore Construction Manager di SAIPEM; Piero Straccini, 60 anni di Pescara, anch’egli Offshore Construction Manager di SAIPEM; Yuri Picco, 40 anni della della Provincia di Udine, responsabile di commessa della I.C.O.P. (sub contrattista per la realizzazione del pozzo di spinta); Aniello Fortunato, 40enne di Ascea ( Provincia di Salerno) direttore tecnico della I.C.O.P.; Giuseppe Mariano, 53 anni di Copertino , Direttore di Cantiere della S.M.E. STRADE; Giuseppe Cesario Calò, 66 anni di San Casario, datore di lavoro presso la GEOAMBIENTE con sede a Cavallino, nelle vesti di sub-contrattista per l’impermeabillzzazione delle vasche; Maurizio Luigi De Pascalis, 59 anni di Galatina, legale rappresentante della ditta incaricata della fornitura di calcestruzzo; Claudio Coroneo, 62 anni di Galatina, e Pantaleo Notaro, 68ene di Noha ( frazione di Galatina),entrambi subappaltatori montaggio-recinzione.

Sono assistiti dagli avvocati Paola Severino ( ex ministro), Francesco Paolo Sisto, Andrea Sambati e Massimiliano Foschini. Gli indagati hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati  o produrre memorie difensive.

I fatti contestati vanno dal 21 dicembre 2017, sino al 24 aprile 2018 .

Gl indagati rispondono a vario titolo lo ed in diversa misura, dell’ipotesi di reato di opere eseguite in assenza di autorizzazione; distruzione e deturpamento di bellezze naturali; distruzione o deterioramento di piante di alberi; abusivismo in aree sottoposte a vincolo. Ricordiamo che nelle scorse settimane, era stato emesso un decreto di sequestro probatorio, eseguito dai carabinieri del Noe e dagli uomini della Forestale. Al momento dei sigilli, sarebbero risultati già espiantati 447 alberi, collocati in vaso, e depositati in un’area attigua. Il sequestro riguarda una zona di 60 ettari, suddivisibile in due zone. Un’area perimetrata da recinzione costituita da new Jersey con sovrastante rete metallica e filo spinato, in cui sono stati depositati numerosi alberi d’ulivo. Nell’altra, invece era presente uno spiazzo utilizzato per il deposito di attrezzature ed automezzi.

I pm contestano una violazione alle prescrizioni del “Via”. Secondo gli inquirenti, le particelle interessate ricadono in “zona di notevole interesse pubblico”. Tale circostanza, sarebbe stata omessa nella richiesta di autorizzazione con cui, il 14 marzo scorso, la dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico accolse l’istanza di Tap. La società presentò una richiesta di variante in corso d’opera, per eseguire i nuovi espianti e i reimpianti, dal 24 aprile al 15 luglio.

Le indagini sul cantiere San Basilio

Non solo, poiché nell’avviso di conclusione sono confluite le ipotesi di reato, riguardanti il presunto inquinamento della falda in una zona del cantiere San Basilio. Viene contestato il mancato completamento dell’impermeabilizzazione di alcune aree nel cantiere a San Basilio, effettuando uno scarico di acque reflue industriali, in assenza di autorizzazioni. Il deposito di attrezzature, materiali e reflui in queste aree, secondo la Procura, avrebbe contaminato la sottostante falda acquifera con sostanze pericolose, tra le quali il cromo esavalente. Ciò sarebbe emerso nel corso dei vari prelievi effettuati in fase d’indagine.
Nella falda inoltre è stato trovato nichel, manganese, arsenico, azoto nitroso.
Sotto la lente della Procura è finita anche la realizzazione di uno spianamento largo circa 7 metri con conseguente estirpazione di macchia mediterranea ed una recinzione con blocchi prefabbricati e rete metallica.

Gli accertamenti sono scattati dopo l’ordinanza emessa dal Sindaco di Melendugno Marco Potì.  Il provvedimento è scaduto nei giorni scorsi ed i lavori possono proseguire a seguito della sentenza del Tar del Lazio.

Il nodo “Seveso”

Intanto è in corso l’incidente probatorio per l’altra inchiesta Tap e si sta accertando l’eventuale applicabilità della normativa Seveso sui grandi rischi.