La Procura iscrive nel registro degli indagati il cardiologo accusato di avere effettuato visite, nonostante fosse positivo al Covid19 e di aver contagiato un paziente. L’inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco e il cardiologo, un 65enne di un paese della Grecìa Salentina, è indagato per l’ipotesi di reato di delitti colposi contro la salute pubblica.
Le indagini hanno preso il via dopo la denuncia, presentata nei giorni scorsi in Procura, dagli avvocati Rita Ciccarese e Francesco Calcagnile, per conto di un 79enne di Uggiano La Chiesa.
Nell’esposto viene ricostruita la vicenda che ha poi portato all’apertura di un’inchiesta penale. L’anziano signore si sottoponeva ad una visita cardiologica per un controllo di routine presso lo studio del medico specialista in cardiologia, nel pomeriggio del 16 luglio e vi si recava assieme alla figlia. Entrambi indossavano le mascherine ffp2 per tutta la durata della visita, così come il medico. Quest’ultimo però non prendeva gli altri necessari accorgimenti tesi a prevenire la diffusione del virus, poiché non indossava i guanti né si preoccupava di igienizzare le mani prima di dare inizio al controllo. Soprattutto, presentava i sintomi evidenti di un forte raffreddore e ammetteva testualmente di “non godere di un ottimo stato di salute”.
La visita, durata circa 40 minuti, comportava uno strettissimo contatto fisico con il medico, in particolare durante il controllo della carotide.
La sera del 22 luglio, la figlia del paziente riceveva una chiamata da parte dell’ASL di Lecce con cui le veniva comunicato che il cardiologo, recatosi in ospedale a causa di sintomi respiratori e febbre, era risultato positivo al tampone del Covid-19. Padre e figlia venivano sottoposti, a loro volta, al tampone, mentre gli altri congiunti decidevano di sottoporsi ai test sierologici e ai tamponi naso-faringei che, fortunatamente, davano esito negativo, ma comportando una serie di spese economiche. Il 28 luglio veniva comunicata telefonicamente la positività del 79enne al Covid-19.
Il denunciante sottolinea che la positività al virus ha alterato, negativamente, la sua salute psico-fisica, comportando stati d’ansia dovuti anche alla restrizione domiciliare a causa del covid. Nella denuncia, si ritiene che il comportamento del cardiologo abbia una rilevanza dal punto di vista penale, poiché ha determinato l’insorgere di una malattia grave e potenzialmente letale.
Il medico, infatti, avrebbe dovuto preservare la salute dei propri pazienti oltre che quella di tutte le persone con le quali è venuto a contatto. Anche perché, l’insorgere di sintomi quali raffreddore, tosse e stato febbrile obbliga ogni cittadino ed a maggior ragione il personale medico-sanitario, ad evitare contatti con altre persone e a segnalare la presenza di sintomi riconducibili al Covid-19 alla competente ASL di appartenenza.
Ricordiamo che nei mesi scorsi, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl di Lecce, nonché coordinatore della task force Covid del Salento, Alberto Fedele, dopo avere accertato la condotta del cardiologo ha inviato una segnalazione alla Procura e all’Ordine dei medici di Lecce riguardante il caso. Il comportamento del medico, infatti, avrebbe visto l’insorgere di un focolaio che ha visto contagiate più di 25 persone.