Dimesso dall’ospedale, ritorna la sera e il giorno dopo muore per una trombosi. Un medico indagato

Su disposizione della Procura la salma del 69enne di Vernole è stata esumata in vista dell’autopsia disposta per fare luce sull’accaduto.

La Procura apre un’inchiesta sulla morte di un 69enne di Vernole. L’uomo era entrato in ospedale in codice verde, dimesso a poche ore di distanza e poi deceduto per una forma di trombosi, dopo essere tornato al “Vito Fazzi”.

Su disposizione del sostituto procuratore Roberta Licci, la salma è stata esumata in vista dell’autopsia affidata al medico legale Alberto Tortorella ed al professore Nicola Palasciano. Ed il pm, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati un medico del pronto soccorso dell’ospedale di Lecce, con l’accusa di omicidio colposo e responsabilità medica colposa in ambito sanitario.

Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Corleto, ha nominato un consulente tecnico di parte. I familiari per la vittima, Oliviero De Matteis, ex presidente del centro turistico giovanile e molto conosciuto in paese, difesi dall’avvocato Luigi Carrozzini non hanno al momento nominato un consulente di parte.

La denuncia

Nell’esposto i familiari della vittima ricostruiscono le varie tappe della vicenda. Oliviero De Matteis, in buone condizioni di salute, effettuava il vaccino il 30 aprile scorso. Il 16 maggio, dopo un paio di settimane, avvertiva un senso di generale malessere. Il giorno successivo veniva accompagnato presso il pronto soccorso del “Vito Fazzi”. Il medico di turno assegnava al paziente il codice verde e diagnosticava una probabile forma di gastroenterite. Dai successivi accertamenti emergeva uno sfasamento di diversi parametri vitali. Tuttavia, il 69enne veniva dimesso con una diagnosi di “altro”, con prescrizione di una terapia domiciliare.

La sera stessa, le condizioni di De Matteis non miglioravano e veniva accompagnato dai famiilari nuovamente in pronto soccorso. Veniva, quindi, sottoposto ad una laparotomia esplorativa da cui emergeva la presenza di una trombosi massiva della “vena mesenterica”. Definito chirurgicamente intrattabile, il 69enne veniva trasferito in terapia intensiva, dove moriva nel pomeriggio del 18 maggio.

Alcuni giorni dopo, venne sporta denuncia. I familiari non si capacitano di come una errata procedura diagnostica terapeutica possa aver potuto condurre l’uomo al decesso, dopo una prima dimissione dall’ospedale. Ora sarà l’inchiesta penale a far luce sulla vicenda.



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