Blitz su droga e armi a Lizzanello. Il presunto boss rilascia dichiarazioni spontanee

Nella giornata di oggi, si sono svolti gli interrogatori di garanzia degli arrestati, dinanzi al gip Angelo Zizzari.

Dopo il blitz di martedì mattina che ha portato ad otto arresti per droga ed armi, tra Lizzanello e comuni limitrofi, il presunto boss nega le accuse, attraverso dichiarazioni spontanee.

Nella giornata di ieri, si sono svolti gli interrogatori di garanzia dinanzi al gip Angelo Zizzari.

Roberto Mirco De Matteis, 46 anni di Merine (frazione di Lizzanello), si è avvalso della facoltà di non rispondere dal carcere di Lecce, ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee, negando di essere a capo di un’associazione a delinquere, specializzata nello spaccio di droga. Ed ha spiegato di conoscere alcuni dei soggetti coinvolti nell’operazione investigativa, ma solo perché suoi compaesani. Anche Graziano De Fabrizio, 41enne, di Merine e Mirko Melucci, 39 anni, di Vernole (quest’ultimo ai domiciliari), hanno rilasciato dichiarazioni spontanee, chiarendo la loro posizione.

Invece, Angelo Braì, 50 anni, Ugo De Mitri, 52enne e Simona Tornese, 46 anni (quest’ultima ai domiciliari), tutti di Merine, hanno risposto alle domande del gip, negando l’accusa di associazione a delinquere.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Massimiliano De Dominicis, 32enne e Luca Lenti, 49enne, entrambi di Merine.

Il collegio difensivo

Gli arrestati sono difesi dagli avvocati: Fulvio Pedone, Pantaleo Cannoletta, Umberto Leo, Federica Conte, Diego Cisternino, Giuseppe Presicce, Dario Congedo.

Le indagini

Nella mattinata di martedì, i carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare verso 8 persone  (6 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), emessa dal gip Angelo Zizzari,  su richiesta del pm Giovanna Cannarile della Direzione distrettuale antimafia.

Nello specifico l’attività̀ d’indagine, avviata nell’agosto 2019, si è focalizzata su due distinte organizzazioni criminali. Una di esse avrebbe utilizzato un sistema di pagamento, facendo transitare il denaro destinato all’acquisto della droga sul circuito Postepay.

L’inchiesta ha coinvolto anche altre 45 persone indagate in stato di libertà.