Intreccio Mafia-Politica a Parabita: sono 24 le persone indagate nell’inchiesta Coltura

Le indagini del Ros, avviate nel 2013 e chiuse dal Procuratore aggiunto antimafia Antonio De Donno grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli.

Sono ben 24 le persone raggiunte dall'avviso di conclusione delle indagini a seguito dell’operazione ‘Coltura’. Si tratta di: Marco Antonio Giannelli, 32 enne noto anche per essere il  figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa; Giuseppe Provenzano, 53enne di Parabita; Pasquale Aluisi 53enne di Parabita titolare di una ditta di pompe funebri; Cristiano Cera, 24enne di Ugento; Fernando Cataldi, 25anni, di Collepasso; Matteo Toma, 37anni; Giovanni Picciolo, 34enne e Antonio Fattizzo, 38enne di Parabita; Cosimo Paglialonga, 61enne di Collepasso; Vincenzo Costa, 52enne di Matino; Leonardo Donadei, 50enne di Parabita; Claudio Donadei, 43enne di Parabita; Antonio Luigi Fattizzo, 20enne di Parabita; Mauro Ungaro, 33enne di Taurisano; Adriano Giannelli, 40enne di Parabita; Besar Kurtalija, 29anni; Orazio Mercuri, 46enne; Donato Mercuri, 52enne; Fernando Mercuri, 53enne; Alessandro Prete, 35enne; Marco Seclì, 31enne, Federico Fracasso, 30enne (tutti di Parabita), Lorenzo Mazzotta, 45enne di Collepasso, Saimir Sejdini.
 
Gli indagati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio.
 
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Gabriele Valentini, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Biagio Palamà, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Secli, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano
 
Il Procuratore aggiunto antimafia Antonio De Donno ha, nelle scorse ore, chiuso un'inchiesta che ha permesso di disvelare un pericoloso intreccio di potere tra mafia e politica nel comune di Parabita. Le indagini del Ros, avviate nel 2013 grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli; dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, figlio del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991.
 
Inoltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un attentato, o almeno un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Stessa “sorte” sarebbe toccata ad un maresciallo dei Carabinieri, reo di aver importunato con un "controllo" una ragazza del posto, probabilmente un'amica di Giannelli.
 
Tra gli indagati anche l'oramai vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano (il “Santo in paradiso”, come lo stesso si definiva in alcune conversazioni) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’uomo si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nell’impresa di racconta di rifiuti che opera in quel comune. Non solo, avrebbe contribuito a rimpinguare le casse del clan con versamenti periodici in cambio del sostegno nelle elezioni amministrative del maggio 2015. Con quei soldi, ad esempio, venivano pagati i viaggi ai familiari per andare a trovare i propri cari detenuti in carcere. 



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