Irregolarità nella gestione del Lido Salapia a San Cataldo? Cinque imputati sotto processo

Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: abuso d’ufficio in concorso, falsità materiale in atto pubblico, occupazione abusiva di spazio demaniale, abusivismo edilizio.

Cinque imputati “eccellenti” finiscono sotto processo per le presunte irregolarità nella gestione del Lido Salapia di San Cataldo.

Dinanzi al gup Edoardo D’Ambrosio, nel corso dell’udienza preliminare, il pubblico ministero Massimiliano Carducci ha chiesto il rinvio a giudizio per: Fernando Maggiore, 61 anni di Lecce, funzionario del Comune e presidente pro-tempore della Cooperativa Dipendenti Comunali che gestiva lo stabilimento; Luigi Maniglio, 68enne leccese, dirigente del settore Pianificazione e Sviluppo del Territorio e autore materiale dei provvedimenti; Giancarlo Pantaleo, 63 anni di Monteroni responsabile tecnico dell’ufficio Demanio Marittimo e committente dei lavori e delle opere; Pasquale Gorgoni, 63enne leccese, responsabile del settore Patrimonio; Giancarlo Saracino, 66 anni di Lecce, legale rappresentante della ditta “Saracino Costruzioni” s.r.l.

Al termine dell’udienza, il giudice ha accolto la richiesta. Gli imputati dovranno presentarsi, il prossimo 3 luglio, dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale.

È stata invece stralciata, per un difetto di notifica, la posizione di Claudia Branca, 55enne leccese, dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune e titolare della concessione marittima.

Gli imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: abuso d’ufficio in concorso, falsità materiale in atto pubblico, occupazione abusiva di spazio demaniale, abusivismo edilizio. Sono difesi dagli avvocati: Umberto Leo, Pasquale e Giuseppe Corleto, Amilcare Tana, Saverio Sticchi Damiani, Andrea Sambati, Andrea Conte.

L’inchiesta

Le prime contestazioni risalgono al settembre 2013. Dopo il sequestro del lido, secondo la Procura, sarebbero però continuate “le innovazioni non autorizzate nella suddetta area demaniale”, fino al marzo del 2018.

Tra i provvedimenti contestati: l’installazione di sacchi in geotessuto riempiti di sabbia nello specchio d’acqua antistante lo stabilimento (oggi demolito), senza la necessaria verifica di impatto ambientale, di competenza regionale. A quale scopo? Ritiene il pm, per limitare l’erosione marina ed evitare il cedimento delle cabine, aumentando le file degli ombrelloni che l’assottigliamento della sabbia aveva costretto a togliere, “per l’attività turistico ricreativa fino al termine della stagione”.

Inoltre, la Procura contesta agli indagati di avere ampliato abusivamente: fabbricati in legno, telai, pontili, barriere etc. Tra le contestazioni anche quella di avere alterato una planimetria relativa a lavori di adeguamento igienico -sanitario.