“Vi attacco al lampadario”. Ecco di cosa è accusata la maestra sospesa dall’insegnamento

L’insegnante di sostegno sospesa per un anno avrebbe ammesso un solo episodio nell’interrogatorio di garanzia del 21 febbraio scorso.

“Una condotta di sistematica e programmata sopraffazione ai danni delle persone offese” Sono le parole con cui il Gip Simona Panzera espone, nell’ordinanza, le ragioni che hanno portato alla sospensione della maestra di sostegno di una scuola primaria di Nardò.

Il giudice sottolinea l’obiettiva gravità dei maltrattamenti e delle violenze fisiche e verbali di cui è accusata l’insegnante che, dunque, “certificano” la sussistenza delle esigenze cautelari. Inoltre, come sostenuto dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci, titolare dell’inchiesta, “sussiste un consistente compendio indiziario a carico dell’indagata, fondato in primo luogo sulle dichiarazioni rese in sede di querela dai genitori dei minori”.

Infatti, vi sarebbe una prima denuncia del 18 dicembre scorso (con successiva integrazione), in cui una madre sottolinea come la figlia, ogni volta che veniva portata a scuola, iniziava a piangere. Vi e poi un’altra querela, corredata da fotografie relative alle lesioni subite da un altro bambino. Questi sarebbe stato tirato per i capelli e afferrato con violenza per la maglietta.

Nel mese di gennaio, altri genitori denunciano i sopprusi subiti dai piccoli scolari. Una volta la maestra avrebbe proferito la frase “Vi attacco al lampadario”. Anche in questo caso viene allegato un certificato medico comprovante le lesioni patite dal figlio, sul cuoio capelluto. Non solo, anche le dichiarazioni del medico del pronto soccorso che ebbe modo di visitare il piccolo. Inoltre, quest’ultimo avrebbe riferito alla madre “la maestra mi ha tirato l’orecchio destro”. Infine, il bambino avrebbe ricevuto una telefonata dall’insegnante che gli diceva di “non dire niente a mamma e papà”.

Naturalmente i genitori dei piccoli scolari oggetto di maltrattamenti sono stati poi ascoltati dai carabinieri di Nardò, guidati dal maresciallo Vito De Giorgi. Un genitore riferì di avere appreso dal figlio che in un’occasione la maestra aveva sollevato il banco con violenza, al punto da far sbattere con violenza il mento del bambino contro un tavolino.

I genitori che hanno sporto denuncia sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Bonsegna e Tommaso Valente.

Anche la maestra è stata ascoltata dagli investigatori, su delega del pm, il 21 febbraio scorso nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia. Avrebbe ammesso un solo episodio, dichiarando di avere preso per i capelli un alunno per farlo stare seduto. Inoltre l’insegnante di sostegno ha negato di essere mai rimasta sola in classe con gli scolari e di non essere mai uscita dall’aula per raggiungere i bambini in bagno. Il gip Panzera ritiene però “non risultano acquisiti elementi che possano scalfire il quadro indiziario”.

L’indagata è assistita dall’avvocato Massimo Muci, che potrebbe adesso rivolgersi al Tribunale del Riesame per chiedere la revoca della misura interdettiva.



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